Politiche Sociali: nuovo ISEE, i dati aggiornati al terzo
trimestre 2015 confermano che per la maggioranza della popolazione interessata
il nuovo indicatore è più favorevole o uguale al vecchio, al netto di redditi e
patrimoni precedentemente non dichiarati; le dichiarazioni con patrimonio nullo
passano da quasi il 70% al 16%
Il nuovo ISEE, entrato in vigore il 1° gennaio 2015,
presenta molte innovazioni, sia dal punto di vista procedurale che delle regole
di calcolo. Al 30 settembre sono 3 milioni e mezzo i nuclei familiari che hanno
presentato una Dichiarazione sostitutiva unica (DSU) a fini ISEE. È un patrimonio informativo che permette di
consolidare le conoscenze rispetto agli effetti delle nuove regole. Il
Ministero sta procedendo, con riferimento al primo anno di riforma, ad un
monitoraggio trimestrale dei dati. Siamo quindi al terzo report, i cui dati
sono sinteticamente illustrati di seguito, mentre per il dettaglio si rinvia al
documento integrale pubblicato sul sito web del Ministero del lavoro e delle
politiche sociali (Quaderni della ricerca sociale flash, n° 36).
Nei primi nove mesi del 2015 un italiano sui sei è coperto
da Dichiarazione ISEE. Dichiarazioni più veritiere: le DSU con patrimonio
mobiliare (conti correnti, libretti di deposito, ecc.) nullo passano da quasi
il 70% al 16%
Al 30 settembre 2015 la percentuale di popolazione coperta
da dichiarazione ISEE a livello nazionale è pari al 16,7% del totale dei
residenti, passando da circa il 14% nel Centro-Nord al 22% nel Mezzogiorno.
Rispetto al passato, la distribuzione territoriale della "popolazione
ISEE" è molto più omogenea: a conferma di quanto osservato nel primo
semestre, il Mezzogiorno resta l'area dove si presentano più dichiarazioni, ma
la distanza con il resto del paese si è ridotta, osservandosi sostanzialmente
solo in queste regioni un calo di DSU. In realtà, sembra venir meno un'anomalia
osservata gli anni scorsi, quando all'elevato numero di DSU presentate in tali
territori non corrispondeva un altrettanto elevato livello di prestazioni
erogate attraverso l'ISEE.
Si conferma poi la buona capacità del sistema ISEE di
assorbimento delle nuove procedure. Anche in settembre, il mese dell'anno in
cui sono state presentate più DSU – oltre 620 mila, il 76% in più che nella
media dei mesi precedenti – i tempi di rilascio sono stati abbondantemente
sotto la metà di quelli programmati, meno di sei giorni a fronte dei 14
previsti dal regolamento ISEE. Ricordiamo che l'indicatore oggi non si richiede
più sulla base di informazioni tutte autocertificate, ma con la
"post-compilazione" della dichiarazione da parte di INPS mediante
rilevazione automatica delle informazioni nei propri archivi e in quelli
dell'Agenzia delle entrate. Allo stesso tempo sono stati rafforzati i
controlli, in particolare sui conti correnti e sul patrimonio mobiliare in
generale.
L'indicatore è oggi molto più veritiero; i redditi non sono
più autodichiarati, ma rilevati direttamente presso l'anagrafe tributaria (si
stima in circa un quarto delle DSU la presenza di sottodichiarazioni nel
vecchio ISEE), mentre con riferimento al patrimonio mobiliare (conti correnti,
libretti di deposito, ecc.) l'annuncio del rafforzamento dei controlli ha
risultati eclatanti: le DSU con patrimonio mobiliare nullo passano da quasi il
70% al 16%; nel Mezzogiorno, in particolare, si è passati da quasi il 90% a
poco più del 20. La tendenza ad una maggiore fedeltà nelle dichiarazioni è
ancora più evidente se osserviamo il profilo per mese di sottoscrizione delle
quote di DSU con patrimonio mobiliare nullo: si passa da quasi metà delle DSU a
gennaio a una su nove a settembre.
In settembre oltre i due terzi degli ISEE sono stati
presentati al fine di richiedere prestazioni di diritto allo studio
universitario. Nonostante si tratti di valori ISEE molto più alti che nella
popolazione complessiva (l'ISEE medio degli universitari è quasi il doppio), si
conferma che per la maggioranza della popolazione il nuovo ISEE è più
favorevole o indifferente rispetto al vecchio
Quanto all'impatto delle nuove regole sul valore
dell'indicatore, trovano conferma nei dati sui primi nove mesi gli obiettivi
che erano stati posti al centro della riforma. In particolare, sulla
popolazione nel suo complesso non si osservano particolari variazioni nella
distribuzione per classi di ISEE: per ciascuno scaglione di ISEE gli
scostamenti rispetto alla percentuale di popolazione ivi compresa sono minimi,
nell'ordine del + o – 1%. Gli ordinamenti, però, sono molto cambiati: per oltre
metà della popolazione il nuovo ISEE è più favorevole (46,7%) o indifferente
(11,3%) rispetto al vecchio. Per il resto della popolazione per cui il nuovo
indicatore è meno favorevole, ciò dipende dai valori patrimoniali: il
patrimonio infatti pesa molto di più nel nuovo indicatore, da un settimo
(13,5%) a un quinto (19,5%). Per effetto del maggior valore del patrimonio,
aumentano la media e la mediana generale, ma comunque in misura contenuta
(rispettivamente, di circa il 5% e il 3%).
Quanto ad alcuni sottogruppi di popolazione, nel caso dei
nuclei con minorenni la distribuzione per classi di ISEE è sostanzialmente
identica a quella del vecchio indicatore (ancora più che per la popolazione
complessiva). Comunque si osserva una quota notevolmente superiore di coloro
che sono favoriti dalla riforma rispetto alle famiglie senza minorenni;
inoltre, non si registra l'incremento della media osservato per la popolazione
nel complesso.
Discorso a parte meritano i nuclei delle persone con
disabilità. In questo caso le regole di calcolo dell'indicatore sono state
molto modificate e appare opportuno un approfondimento. A differenza che per la
popolazione complessiva e per i nuclei con minorenni, nel caso delle persone
con disabilità la distribuzione per classi di ISEE cambia moltissimo con una
densità molto maggiore nelle classi più basse e un incremento in quelle più
alte. In particolare, rilevantissimo è il numero di nuclei per i quali l'ISEE
si azzera: passano da meno dell'8% a più del 17%. Inoltre, il primo quartile
(il valore che separa il quarto più povero dal resto della popolazione) si
dimezza e la mediana si riduce del 4%. Ma non solo la metà più povera della
popolazione trova il nuovo modo di considerare la disabilità più vantaggioso:
se prescindiamo dalle variazioni della componente patrimoniale (di natura
trasversale a tutti i gruppi di popolazione), per circa due terzi dei nuclei le
nuove modalità di definizione dell'ISEE per le persone con disabilità sono più
favorevoli (55,5%) o indifferenti (8%).
Infine, con il terzo trimestre siamo in grado di commentare
anche le distribuzioni ISEE per gli universitari, popolazione che con
l'afflusso di DSU connesse alla richiesta di prestazioni per il diritto allo
studio raddoppia la sua presenza nel mondo ISEE (dal 7% nel primo semestre a
oltre il 15% al 30 settembre): si tratta di famiglie che in questo contesto
risultano in via generale più "ricche", tant'è che la media
dell'indicatore è tra gli universitari circa il doppio di quella complessiva.
Ma anche nel loro caso, nel confronto tra vecchie e nuove regole gli incrementi
di media e mediana nel Nuovo ISEE restano contenuti (rispettivamente, del 6% e
del 4%).
Ricordiamo che i confronti sono qui operati ricalcolando
l'ISEE con le vecchie regole sulle DSU presentate nel 2015. Si prescinde cioè
dall'incremento di redditi e patrimoni frutto di emersione con l'introduzione
delle nuove modalità di presentazione della dichiarazione e con il
rafforzamento dei controlli. Tale emersione è fonte di incrementi dell'ISEE –
anche sostanziali, soprattutto in certi contesti – rispetto alle DSU
effettivamente presentate nel 2014 che qui non registriamo.
Poletti: dati che consolidano quanto osservato nella prima
parte dell'anno; dichiarazioni ISEE più veritiere sono sinonimo di maggiore
equità nell'accesso alle prestazioni
"I dati relativi ai primi nove mesi del 2015
-sottolinea il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti-
confermano le tendenze che già avevamo cominciato a monitorare nella prima parte
dell'anno, anche a fronte di un notevole afflusso di valori ISEE più elevati,
tipicamente connessi alle prestazioni universitarie. La riforma dell'ISEE
sembra stia conseguendo gli obiettivi che ci si era prefissati: dichiarazioni
più veritiere, maggiore selettività dell'indicatore legata al patrimonio,
maggiore attenzione ai più fragili; in sintesi, più equità. Come già si
osservava nel primo semestre dell'anno, per oltre metà di coloro che fanno una
dichiarazione ISEE si osserva una riduzione o una sostanziale stabilità
dell'indicatore, mentre l'ISEE, quando aumenta, lo fa in presenza di valori
patrimoniali di una certa consistenza. Gli indicatori manifestano un favore
particolare delle nuove regole per i nuclei familiari con carichi di cura –
nella fattispecie, nuclei con minori e nuclei con disabili. Continuano poi a
stupire favorevolmente, in particolare, i risultati in termini di emersione di
conti correnti e altri depositi, precedentemente non dichiarati nonostante la
disciplina lo prevedesse".
"Il monitoraggio si avvicina a considerare l'intera
popolazione ISEE -conclude il Ministro- ma è ancora necessaria prudenza
nell'esame dei dati, per quanto al momento appaiano confortanti: chiusa
l'analisi del primo anno di esercizio della riforma, faremo comunque un
bilancio e decideremo il da farsi. Ritengo che un'attenta analisi dei risultati
debba diventare pratica comune dell'amministrazione al fine di farsi trovar
sempre pronti a modificare con rapidità le decisioni, se non ci portano nella
direzione auspicata".
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