I prezzi al consumo dei prodotti alimentari e delle bevande
alcoliche nel 2015 sono cresciuti quattordici volte in piu’ della media
dell’inflazione che è stata apri allo 0,1%. E’ quanto emerge da una analisi
della Coldiretti sui dati Istat di dicembre dalla quale si evidenzia che
l’aumento dei prezzi non si è per’ trasferito alle imprese agricole con una
adeguata remunerazione dei prodotti che in molti casi si trovano tuttora al di
sotto dei costi di produzione.
Nella media del 2015, la crescita dei prezzi dei Beni
alimentari (incluse bevande alcoliche) – che era nulla nel 2014 – è salita
infatti all’1,4% per una inversione della tendenza dei prezzi degli alimentari
non lavorati (+1,9%, da -0,7% dell’anno precedente) come i vegetali freschi che
crescono addirittura del 6,1% a dicembre rispetto allo scorso anno, ma anche
per l’accelerazione della crescita dei prezzi degli alimentari lavorati
(incluse bevande alcoliche) e tabacchi (+1,0%, era +0,5% nel 2014).
L’andamento dei prezzi alimentari riflette dunque -
sottolinea la Coldiretti - le condizioni stagionali ma è anche il risultato
delle distorsioni che ancora esistono nel passaggio dei prodotti dal campo alla
tavola con i prezzi che aumentano in media piu’ di cinque volte, anche se con differenze
tra freschi e trasformati. Non va pero’ sottaciuto l’effetto positivo dei
consumi alimentari.
La spesa delle famiglie italiane in alimenti e bevande ha
invertito la rotta nel 2015 ed è tornata ad aumentare dopo sette anni di
riduzione consecutiva con una stima dello 0,3 per cento di crescita cumulata
nei dodici mesi, secondo le elaborazioni Coldiretti sulla base delle previsioni
Ismea-Nielsen. Un andamento destinato a consolidarsi nel 2016. La spesa
alimentare - conclude la Coldiretti - è uno speciale indicatore dello stato
dell’economia nazionale poiché si tratta della principale voce del budget delle
famiglie, dopo l’abitazione con un importo complessivo di 215 miliardi.
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