Con la privatizzazione di Poste Italiane SpA il governo ha
raggiunto l’obiettivo di incassi dalle cessioni di partecipazioni (o operazioni
assimilate), indicato nel Documento di Economia e Finanza (e ribadito nella
Nota di Aggiornamento al Def) nello 0,4% del Pil, pari a circa 6,5 miliardi.
Come è noto, i proventi dalle privatizzazioni sono destinati per legge ad
abbattimento del debito pubblico. Le operazioni che hanno conseguito il
risultato sono state quattro.
Con l’immissione sul
mercato di azioni di Poste Italiane pari al 34,7% del capitale è stato
realizzato un introito pari a circa 3,1 miliardi. In caso di integrale
esercizio dell’opzione Greenshoe riservata agli investitori istituzionali
(hanno tempo 30 giorni a partire dalla quotazione del 27 ottobre) il capitale
immesso sul mercato sale al 38,2% con conseguente aumento dei proventi a circa
3,4 miliardi.
A febbraio 2015 è
stato ceduto a banche nazionali e internazionali un pacchetto di azioni pari al
5,74% del capitale di Enel con un introito di 2,2 miliardi.
Tra le operazioni
concluse, assimilabili alle privatizzazioni e il cui gettito viene quindi utilizzato
per la riduzione del debito pubblico, vi è il rimborso dei cosiddetti Monti
bond da parte del Monte dei Paschi di Siena. I proventi dell’operazioni sono
stati pari a circa 1,1 miliardi.
Ulteriori 200 milioni
sono giunti al Tesoro dal dividendo straordinario riconosciuto dall’Enav per
esubero di capitale. Di fatto si è ridotto il valore della partecipazione in
Enav a seguito della distribuzione del dividendo straordinario.
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