A Venezia si è svolto il convegno "Futurismo? Nuove
sfide e opportunità per crescere" organizzato da Confcommercio Veneto,
Confturismo Veneto e Fidimpresa&Turismo Veneto. Senza il turismo, nel 2014
ci sarebbe stato un calo intorno al 12% del Pil, dell'occupazione e dei consumi
interni.
A Venezia si è tenuto il convegno organizzato da
Confcommercio Veneto, Confturismo Veneto e Fidimpresa&Turismo Veneto:
"Futurismo? Nuove sfide e opportunità per crescere". Senza il turismo
l'economia italiana sarebbe molto diversa e nel 2014 si sarebbe registrato
-11,8% del PIL , -12,8% dell'occupazione, - 12,1% dei consumi interni. E'
veramente strategico il peso del turismo sull'economia se si pensa che i 94.700
milioni di ricchezza prodotti dalla spesa dei turisti valgono quasi 3 volte il
valore aggiunto del settore "Agricoltura" (36.4 miliardi), 3,7 volte il valore aggiunto del comparto
"Alimentare" (25,2 miliardi)
e 4,3 volte il valore aggiunto del
comparto "Moda" (22 miliardi). Oltre agli effetti diretti sul
settore, il turismo ha anche due altre
rilevanti caratteristiche :quella di
moltiplicare i suoi effetti sull'economia generale ( a 100 euro di
valore aggiunto turistico diretto se ne aggiungono 89 attraverso l'attivazione
produttiva e di reddito) e di generare buona occupazione, in particolare
giovanile e femminile (3,1 milioni di unità di lavoro, il 12,8% del totale).
"Il turismo è una vera "locomotiva" per l'economia del Paese e
del Veneto- sostiene Massimo Zanon, Presidente di Confcommercio Veneto- e
merita grande rispetto e attenzioni, soprattutto da chi ha la responsabilità
politica di governarne il mercato. Nutriamo fiducia che oggi finalmente sia a
Roma che a Venezia si cominci a operare
con un'ottica di maggiore collaborazione tra pubblico e privato, per poter
affrontare con coraggio le sfide che il futuro ci presenta sapendo coglierne
tutte le opportunità. "Le imprese non aspettano altro - gli fa eco Marco Michielli, Presidente di
Confcommercio Veneto - sono pronte a
raccogliere anche i più piccoli segnali di svolta a condizione che percepiscano
un "cambio di passo", anche con riferimento a un maggior rispetto
delle regole da parte dei crescenti "imprenditori improvvisati" che
si affacciano nel settore e a scelte precise su una diversa politica del
credito e su sostegni veri per accompagnare le aziende verso livelli di innovazione
più spinta". Ma per il futuro c'è la consapevolezza che per elevare la
competitività non si può più fare da soli: creare/gestire alleanze strategiche
è, per il 13,2% degli operatori, la sfida maggiore che le imprese turistiche si
sentono chiamate ad affrontare. Nel corso del convegno è stato presentato uno
studio realizzato da Ciset–Ca' Foscari: aAl centro dell'indagine - formulata
tra settembre e ottobre 2015 su un campione di 120 imprese del turismo in
Veneto, già coinvolte nel biennio 2014-2015 nel progetto "Giovani con meno
giovani" – c'è il tema degli investimenti, in termini non solo economici,
ma anche di idee e innovazione, per accreditare una nuova visione del turismo
nella politica. Questa visione non pessimistica pone le sue fondamenta su un
nuovo modello di collaborazione pubblico-privato che nel turismo, più che in
altri settori, è requisito essenziale per costruire e vendere un prodotto (il
turismo appunto) che per definizione è complesso nella sua costituzione ed è un
mix tra risorse pubbliche "territorio,arte,cultura,trasporti" ad
esempio) e private ("ricettività, ristorazione, servizi", ecc.). Il
settore è maturo, registra un cambio di rotta in tema di investimenti: mentre
negli ultimi anni si è guardato soprattutto agli aspetti strutturali (35% tra
costruzioni, ampliamenti, restauri, ecc.), nei prossimi anni si intendono
privilegiare gli investimenti su aspetti organizzativi/di business (ancora il
35% tra reti di impresa, potenziamento area web, nuovi programmi gestionali,
nuovo personale, ecc.) ritenuti più
idonei a cambiare la proposta di valore da offrire al mercato e a sviluppare
nuovi fatturati. Aumenta però l'incertezza circa la possibilità di acceso al
credito bancario da parte delle imprese (per il 26% degli intervistati) e
diventa gioco forza fare leva sulle proprie forze (per il 48% delle imprese),
sempre che i margini aziendali lo consentano. Un credito più accessibile è,
assieme a un maggior tasso di legalità, di certezza legislativa e di
sburocratizzazione, tra le condizioni per far ripartire gli investimenti. Per
il futuro, l'attenzione al cliente spingerà le imprese a investire sulla
formazione, sulle tecniche di vendita (20%), su quelle di accoglienza (16%) e
sulle lingue straniere (14%), con una svolta decisa rispetto al biennio passato
durante il quale è stato compiuto il massimo sforzo per sviluppare competenze sul web (37%) e
sulla comunicazione (27%). Uno sforzo "di base" che è stato
apprezzato dalle imprese e che in futuro
andrà meglio finalizzato con la ricerca e la formazione di nuovissime
figure altamente specializzate : il "communication specialist"(rilevante
per il 77% delle imprese) e il "territory seller" (importante per il
75%). "Il Veneto, con un ricchissimo bouquet di turismi diversi, è il
laboratorio ideale per varare nuove strategie in grado di interpretare al
meglio i cambiamenti della domanda e adeguarvi l'impegno di imprese e di
istituzioni – dichiara il presidente di Confcommercio Veneto e di Fidi Impresa
& Turismo Veneto Massimo Zanon – L'obiettivo è lo sviluppo del settore in
chiave di competitività e di creazione di nuova ricchezza. La crescita
economica sembra stia finalmente tornando. Il tasso di disoccupazione è sceso
sotto il 12 % e il turismo si sta confermando come un importante driver della
crescita". "La sfida è aperta – sostiene il vice presidente di
Confturismo Veneto Marco Michielli - , anche perché - a fronte di dati
lusinghieri in termini di arrivi e presenze, ma non altrettanto di fatturati -
le analisi diffuse da Confturismo rivelano
come la crisi iniziata nel 2008 abbia cambiato le abitudini dei
viaggiatori, sia degli italiani che degli stranieri che visitano il nostro Bel
Paese". La proposta di Confcommercio Veneto e Confturismo Veneto è quella
di realizzare insieme alla politica, nazionale e regionale, un deciso cambio di
passo.
Cinque sono i punti
che la riassumono:
1. una riduzione della
invasività della politica stessa
nel settore (per superare il conflitto tra due visioni del mercato
differenti: ("reale" per le imprese, "immaginario" per la
politica).
2. un impegno forte nel creare le condizioni per uno sviluppo
del settore: legalità, regolamentazione
dei mercati, tassazione imprese e lavoro, accessibilità a destinazioni e
strutture, governance, leva finanziaria , innovazione, promozione, ecc., con
focus sulla legge di stabilità (anche
per il riferimento all'elevamento del tetto del contante e al rischio che,
nonostante la promessa riduzione di alcune tasse, vi sia il pericolo reale di
vedere aumentare la pressione fiscale complessiva a opera della finanza locale)
3. una revisione/regolamentazione dell'imposta di soggiorno.
4. una soluzione definitiva
per le concessioni demaniali.
5. un rilancio del portale Italia.it finalizzato non solo a
sviluppare una promozione della destinazione Italia nelle sue molteplici
articolazioni territoriali e tematiche , ma anche a svolgere funzioni vere e
proprie di vendita dell'ospitalità italiana (booking)
6. un tagliando alla legge regionale sul turismo, una buona
legge attuabile con decreti che, come per le ODG, non sono ancora riusciti a
far decollare il sistema turistico del Veneto.
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