Nel corso dell’ultimo decennio la sovrapposizione di due
cicli recessivi e i processi di efficientamento energetico hanno sensibilmente
ridotto il peso relativo della domanda di energia del settore produttivo, con
uno switch interno che ha visto crescere il peso del terziario e diminuire
quello del manifatturiero.
L’analisi della comparazione europea dei bilanci energetici
mostra che in Italia il comparto Residenziale determina il 28,8% dei consumi
finali, seguito dai Trasporti su strada (27,7%), dall’Industria (22,7%), dai
Servizi (13,4%), dagli Altri trasporti (ferrovia, aereo e nave con il 4,9%) e
Agricoltura e altro (2,5%). L’Italia presenta quota più elevate rispetto all’Ue
a 28 di 2 punti percentuali nel Residenziale, di 1,9 punti nel Trasporto su strada,
compensate da una minore quota nelle Imprese dell’Industria e Servizi di 2,8
punti; quote più limitate in Italia anche per Altri trasporti (-0,9 punti),
Agricoltura e altro (-0,2 punti).
L’analisi della serie storica mette in evidenza cambiamenti
rilevanti nella composizione degli input di energia nei diversi comparti: il
decennio 2003-2013 registra una riduzione di 8,4 punti dei consumi
dell’Industria e di 1,6 punti del Trasporto su strada; all’opposto si registra
una salita di 6,4 punti della quota del Residenziale e di 3,3 punti nei
Servizi, mentre è più contenuto l’aumento (+0,4 punti) della quota degli Altri
trasporti.
Prendendo a riferimento i tre comparti più energivori –
Industria, Trasporti su strada e Residenziale – si osserva come già del 2006 il
consumo finale di energia del settore Manifatturiero viene superato da quello
del Trasporto su strada e nel 2010 viene superato anche dal consumo del settore
Residenziale che non arresta la corsa e nel 2012 arriva a superare anche il
Trasporto su strada.
Il trend dell’efficienza energetica delle imprese –
illustrato in un report dell’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia
presentato nel corso del seminario “Il check up energetico per le imprese della
Brianza” tenuto nei giorni scorsi presso la Camera di Commercio di Monza –
evidenzia che nel 2013 il rapporto tra l’energia consumata e il valore aggiunto
prodotto delle imprese – manifatturiero,
costruzioni e servizi al netto dei trasporti – si riduce del 18,8% rispetto al
massimo del 2003; nell’ultimo decennio la riduzione dell’input energetico per
unità di Pil in Italia è in linea con quella registrata nell’Ue a 28, ma è
decisamente più accentuata rispetto quella registrata da Germania (-10,7% nel
periodo in esame) e migliore anche di quella della Francia (-17,2%). Anche il
consumo di energia in rapporto al valore della produzione evidenzia un trend di
costante discesa. Il contenimento dell’input di energia abbina efficientamento
dei processi produttivi a modifiche della composizione settoriale.
Focalizzando l’attenzione sull’energia elettrica consumata
nel settore manifatturiero – la commodity che in valore registra il maggiore
consumo da parte delle imprese – si osserva che nel 2014 si registra una
riduzione del consumo elettrico per unità di valore aggiunto del 15,7% rispetto
al massimo del 2003.
Il report dedica un ampio approfondimento alle tendenze sul
territorio della Lombardia, regione che assume una specifica rilevanza in
relazione a consumi ed efficienza energetica: il 23,6% dell’energia elettrica
consumata dalle imprese viene registrato in Lombardia e, nello specifico, il
triangolo energivoro lombardo che ha per vertici Milano, Brescia e Bergamo
consuma energia elettrica come tutta l’Italia meridionale (Abruzzo, Molise,
Campania, Puglia, Basilicata e Calabria), determinando il 14,6% del consumo
totale nazionale.
Di Enrico Quintavalle, Responsabile Ufficio Studi
Confartigianato in collaborazione con Licia Redolfi, Osservatorio MPI
Confartigianato Lombardia
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