Con l’abolizione della Tasi sulla prima casa, la percentuale
di famiglie più interessate dallo sgravio saranno quelle dei dirigenti, degli
imprenditori e dei pensionati. Sardegna, Molise e Nordest le regioni più
avvantaggiate dall’addio alla Tasi.
In Italia l’82,6 per cento dei proprietari di prima casa
sono realtà dove il capofamiglia è un pensionato, un operaio, un impiegato o un
disoccupato. Il dato emerge da una elaborazione effettuata dall’Ufficio studi
della CGIA su dati riferiti all’indagine sui bilanci di oltre 8 mila famiglie
realizzata ogni 2 anni dalla Banca d’Italia.
L’altro 17,4 per cento, invece, è costituito da famiglie di
dirigenti, imprenditori e lavoratori autonomi.
Fatto 100 il totale dei proprietari di prima casa presenti
in Italia, i pensionati sono pari al 43,7 per cento, gli impiegati al 17,9, gli
operai al 17,4 e i disoccupati al 3,6. Le altre famiglie, invece, comprendono
il lavoro autonomo e i dirigenti (6,2 per cento ciascuna) e gli
imprenditori/liberi professionisti al 5 per cento (vedi Tab. 1 dell’allegato).
Dato che chi risiede in un immobile di lusso continuerà a
pagare l’Imu anche nel 2016, per capire quali tipologie familiari per
condizione professionale saranno maggiormente interessate l’anno prossimo
dall’abolizione della Tasi sulla prima casa è necessario valutare l’incidenza
del titolo di godimento dell’abitazione di residenza sul totale delle famiglie
con le stesse caratteristiche.
Da questa incidenza risulta che i dirigenti sono la
tipologia familiare che presenta la percentuale di proprietari di prima
abitazione più elevata di tutti: 85,3 per cento. Seguono quella degli
imprenditori/liberi professionisti con il 76,9 per cento e quella dei
pensionati con 76 per cento. Dopo questi soggetti si posizionano gli impiegati
con il 72,8 per cento, gli autonomi con il 67,9 per cento, i disoccupati con il
49,3 per cento e, infine, gli operai con il 47,5 per cento (vedi Tab. 2).
“Prima di dare l’addio definitivo alla Tasi – ricorda il
coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo – gli italiani saranno
chiamati a versare la seconda rata del tributo per l’anno in corso entro il
prossimo 16 dicembre. L’importo medio che i proprietari di prima casa
pagheranno si aggirerà attorno ai 100 euro. Per le seconde case, invece, il costo
ammonterà a circa 450 euro”.
Sulla tassazione delle seconde case, Zabeo tiene a
precisare:
“Sono sempre più frequenti i casi in cui ad essere
proprietarie di una seconda casa non sono famiglie facoltose che trascorrono le
vacanze nella villa al mare o nel chalet in montagna, bensì semplici cittadini
che hanno ereditato l’abitazione dei genitori. Senza contare coloro che per
motivi di lavoro si sono trasferiti in un’altra regione: abitando in una nuova
casa in affitto, sono perciò costretti a pagare l’Imu e la Tasi sull’abitazione
del paese natio che nel frattempo è diventata seconda casa. Sarebbe opportuno
che i Sindaci fossero in grado di monitorare queste specificità, alleggerendo
il carico fiscale per chi si trova in questa situazione”.
In Italia, ricorda la CGIA, il 67,2 per cento delle famiglie
è proprietario dell’ abitazione in cui risiede a cui si aggiunge un altro 10,7
per cento che gode dell’abitazione a titolo gratuito o attraverso l’usufrutto.
Possiamo pertanto affermare che il 78 per cento circa delle famiglie italiane
(ovviamente al netto di quelle che possiedono una casa di lusso) beneficerà
dell’abolizione della tassazione sulla prima casa.
A livello territoriale, invece, l’unica banca dati in grado
di fotografare la distribuzione delle famiglie residenti in abitazione di
proprietà è il Censimento Istat (l’ultima rilevazione è riferita al 2011). In
questa analisi censuaria (l’analisi della Banca d’Italia, come indicato più
sopra, è campionaria), le famiglie che a livello nazionale vivono in una casa
di proprietà (sempre al netto dei nuclei che dispongono gratuitamente
dell’immobile ho lo hanno ricevuto in usufrutto), sono pari al 71,9 per cento
del totale. Le regioni che invece presentano la percentuale più elevata di famiglie
che risiedono in abitazioni di proprietà sono: la Sardegna e il Molise
(entrambe con il 77,1 per cento), il Friuli Venezia Giulia (76,8 percento), le
Marche (76,1 per cento) e il Veneto (76 per cento). La Liguria (69,1 per
cento), la Valle d’Aosta (65,6 per cento) e la Campania (61,9 per cento) sono i
territori dove l’incidenza dei proprietari è inferiore (vedi Tab. 3).
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