Gli ottimi risultati dell'attività di contrasto confermano
la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie ancora larghe
della legislazione con la riforma dei reati in materia agroalimentare per
combattere un crimine che genera un business da 15,4 miliardi. E’ quanto
afferma la Coldiretti nel commentare positivamente il bilancio degli ultimi tre
anni di attività dei Carabinieri dei Nas presentato in Commissione Agricoltura
del Senato dal Generale Claudio Vincelli, nell'ambito dell'indagine conoscitiva
sulle frodi nel settore alimentare. Dal finto extravergine alla mozzarella con
cagliate straniere, dal pane al carbone vegetale dalle conserve di pomodoro
cinesi fino al pesce avariato sono alcune delle frodi smascherate nei circa
120.000 controlli su prodotti alimentari effettuati dai Nas in tre anni dai
quali sono emerse annualmente tra il 33% e 34% di non conformità. L’innovazione
tecnologica e i nuovi sistemi di produzione e distribuzione globali rendono
ancora piu’ pericolose le frodi agroalimentari che per questo - sottolinea la
Coldiretti - vanno perseguite con un sistema punitivo più adeguato come
opportunamente previsto dalla proposta di riforma delle norme a tutela dei
prodotti alimentari presentata al Ministro della Giustizia Andrea Orlando dalla
Commissione per l’elaborazione di proposte di intervento sulla riforma dei
reati in materia agroalimentare presieduta da Giancarlo Caselli. E’ importante
– continua la Coldiretti - la volontà di procedere ad un aggiornamento delle
norme attuali, risalenti anche agli inizi del 1900, attraverso un’articolata
operazione di riordino degli strumenti esistenti e di adeguamento degli stessi
ad un contesto caratterizzato da forme diffuse di criminalità organizzata che
alterano la leale concorrenza tra le imprese ed espongono a continui pericoli
la salute delle persone. Per chiudere le porte alle frodi - continua la
Coldiretti - è necessario anche lavorare sulla tracciabilità e sulla
trasparenza dal campo alla tavola con l’indicazione obbligatoria della
provenienza degli alimenti come ha chiesto il 96,5 per cento degli italiani
sulla base della consultazione pubblica on line sull'etichettatura dei prodotti
agroalimentari condotta dal ministero delle Politiche Agricole (Mipaaf) che ha
coinvolto 26.547 partecipanti sul sito del Mipaaf dal novembre 2014 a marzo
2015. Quasi la metà della spesa - continua la Coldiretti - è anonima per colpa
della contraddittoria normativa comunitaria che obbliga a indicare la
provenienza nelle etichette per la carne bovina, ma non per i prosciutti, per
l’ortofrutta fresca, ma non per quella trasformata, per le uova, ma non per i
formaggi, per il miele, ma non per il latte. Il risultato è che - conclude la
Coldiretti - gli inganni del finto Made in Italy sugli scaffali riguardano due
prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati
all'estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che
sono stranieri senza indicazione in etichetta come pure la metà delle mozzarelle.
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