Per tali ragioni l’uomo era stato licenziato per giusta
causa.
Investita della questione, la Corte di Cassazione, nella sentenza
n.22611/2015, ha ritenuto legittimo il recesso, ritenendo l'insubordinazione del dipendente di gravità tale da compromettere irreparabilmente
il rapporto fiduciario posto alla base del rapporto.
In particolare, gli ermellini hanno precisato come una
simile condotta avesse privato il datore di lavoro della possibilità di
confidare nella futura puntualità e correttezza nello svolgimento della
prestazione lavorativa del proprio dipendente.
Valerio Pollastrini
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