Politiche Sociali: nuovo Isee, i dati del primo semestre
confermano che per due terzi della popolazione interessata il nuovo indicatore
è più favorevole o uguale al vecchio, al netto di redditi e patrimoni precedentemente
non dichiarati; le dichiarazioni con patrimonio nullo passano da quasi il 75% a
meno del 20%
Il 1° gennaio è entrato in vigore il nuovo ISEE. Molte sono
state le innovazioni, sia dal punto di vista procedurale che delle regole di
calcolo. Nel primo semestre sono oltre 2 milioni i nuclei familiari che hanno
presentato una Dichiarazione sostitutiva unica (DSU) a fini ISEE. È un
patrimonio informativo che permette di consolidare le conoscenze rispetto agli
effetti delle nuove regole. I dati di monitoraggio, che aggiornano quelli già
pubblicati sul primo trimestre, sono sinteticamente illustrati di seguito. Per
il dettaglio si rinvia ad una nota pubblicata sul sito web del Ministero del
lavoro e delle politiche sociali (Quaderni della ricerca sociale flash, n° 35).
Nei primi sei mesi
del 2015 la "popolazione ISEE" è già il 10% di quella complessiva
Innanzitutto, si conferma la buona capacità del sistema ISEE
di assorbimento delle nuove procedure. Ricordiamo che accanto a un ISEE
profondamente riformato, è cambiato anche il modo in cui si richiede
l'indicatore. Non più sulla base di informazioni tutte autocertificate, ma con
la "post-compilazione" della dichiarazione da parte di INPS mediante
rilevazione automatica delle informazioni nei propri archivi e in quelli
dell'Agenzia delle entrate. Allo stesso tempo sono stati rafforzati i
controlli, in particolare sui conti correnti e sul patrimonio mobiliare in
generale. A fronte di tali importanti novità, proseguono le tendenze già
osservate nel primo trimestre: i tempi di rilascio dell'attestazione sono
sempre più rapidi – ormai si è stabilmente intorno ai quattro giorni, cioè meno
di un terzo di quanto previsto dal regolamento ISEE – e gli "errori"
nella compilazione sono sempre meno frequenti, tanto da ridursi a giugno a
percentuali fisiologiche. La percentuale di popolazione coperta da
dichiarazione ISEE a livello nazionale è pari nel primo semestre al 10,1%,
passando da poco meno del 9% nel Centro-Nord a più del 13% nel Mezzogiorno.
Rispetto al passato, la distribuzione territoriale della "popolazione
ISEE" è molto più omogenea: il Mezzogiorno resta l'area dove si presentano
più dichiarazioni, ma la distanza con il resto del paese si è ridotta,
osservandosi sostanzialmente solo in queste regioni un calo di DSU. In realtà,
sembra venir meno un'anomalia osservata gli anni scorsi, quando all'elevato
numero di DSU presentate in tali territori non corrispondeva un altrettanto
elevato livello di prestazioni erogate attraverso l'ISEE.
Per quasi due terzi della
popolazione il nuovo Isee è più favorevole o indifferente rispetto al vecchio;
per il terzo per cui è meno favorevole pesano i valori patrimoniali – Le DSU
con patrimonio mobiliare (conti correnti e libretti di deposito) nullo passano
da quasi il 75% a meno del 20%
Quanto all'impatto delle nuove regole sul valore
dell'indicatore, trovano conferma in questi primi dati gli obiettivi che erano
stati posti al centro della riforma. In particolare, sulla popolazione nel suo
complesso non si osservano particolari variazioni nella distribuzione per
classi di ISEE. Gli ordinamenti, però, sono molto cambiati: per quasi due terzi
della popolazione il nuovo ISEE è più favorevole (46,9%) o indifferente (16,6%)
rispetto al vecchio. Per il terzo di popolazione per cui il nuovo indicatore è
meno favorevole, ciò dipende dai valori patrimoniali: il patrimonio infatti
pesa molto di più nel nuovo indicatore, da un ottavo (12,4%) a poco meno di un
quinto (18,2%). Per effetto del maggior valore del patrimonio, la media generale
aumenta (di circa il 7%), ma comunque la mediana (il valore che separa il 50%
più povero da quello più ricco) diminuisce, seppur marginalmente. L'indicatore
inoltre è molto più veritiero; i redditi non sono più autodichiarati, ma
rilevati direttamente presso l'anagrafe tributaria (si stima in circa un quarto
delle DSU la presenza di sottodichiarazioni nel vecchio ISEE), mentre con
riferimento al patrimonio mobiliare (conti correnti e libretti di deposito)
l'annuncio del rafforzamento dei controlli ha risultati eclatanti: le DSU con
patrimonio mobiliare nullo passano da quasi il 75% a meno del 20%. La tendenza
ad una maggiore fedeltà nelle dichiarazioni è ancora più evidente se osserviamo
il profilo per mese di sottoscrizione delle quote di DSU con patrimonio
mobiliare nullo: si passa da quasi metà delle DSU a gennaio a meno di una su
sei a maggio-giugno. Quanto ad alcuni sottogruppi di popolazione, nel caso dei
nuclei con minorenni la distribuzione per classi di ISEE è sostanzialmente
identica a quella del vecchio indicatore (ancora più che per la popolazione
complessiva). Comunque si osserva una quota superiore di coloro che sono
favoriti dalla riforma rispetto alle famiglie senza minorenni; inoltre, non si
registra l'incremento della media osservato per la popolazione nel complesso.
Discorso a parte meritano i nuclei delle persone con
disabilità. In questo caso le regole di calcolo dell'indicatore sono state
molto modificate e appare opportuno un approfondimento. A differenza che per la
popolazione complessiva e per i nuclei con minorenni, nel caso delle persone
con disabilità la distribuzione per classi di ISEE cambia moltissimo con una
densità molto maggiore nelle classi più basse di ISEE e un incremento in quelle
più alte. In particolare, rilevantissimo è il numero di nuclei per i quali
l'ISEE si azzera: passano da meno del 9% a più del 20%. Inoltre, il primo
quartile (il valore che separa il quarto più povero dal resto della
popolazione) si riduce di oltre due terzi e la mediana si riduce di oltre l'11%.
Ma non solo la metà più povera della popolazione trova il nuovo modo di
considerare la disabilità più vantaggioso: se prescindiamo dalle variazioni
della componente patrimoniale (di natura trasversale a tutti i gruppi di
popolazione), per poco meno di tre quarti dei nuclei le nuove modalità di
definizione dell'ISEE per le persone con disabilità sono più favorevoli (58,1%)
o indifferenti (10,4%).
Poletti: dati che
confermano le prime impressioni positive; dichiarazioni ISEE più veritiere sono
sinonimo di maggiore equità nell'accesso alle prestazioni
"I dati relativi al primo semestre del 2015 -sottolinea
il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti- confermano
le tendenze che già avevamo cominciato a monitorare nella prima parte dell'anno.
La riforma dell'ISEE sembra stia perseguendo gli obiettivi che ci si era
prefissati: dichiarazioni più veritiere, maggiore selettività dell'indicatore
legata al patrimonio, maggiore attenzione ai più fragili: in una parola più
equità. Come già si osservava nel primo trimestre dell'anno, per circa due
terzi di coloro che fanno una dichiarazione ISEE si osserva una riduzione o una
sostanziale stabilità dell'indicatore, mentre l'ISEE, quando aumenta, lo fa in
presenza di valori patrimoniali di una certa consistenza. Gli indicatori
manifestano un favore particolare delle nuove regole per i nuclei familiari con
carichi di cura – nella fattispecie, nuclei con minori e nuclei con disabili.
Continuano poi a stupire favorevolmente, in particolare, i risultati in termini
di emersione di conti correnti e altri depositi, precedentemente non dichiarati
nonostante la disciplina lo prevedesse".
"Per quanto i dati stiano consolidandosi -conclude il
Ministro- il monitoraggio deve proseguire nei prossimi mesi con attenzione
sempre vigile: il primo anno di esercizio della riforma è cruciale per
valutarne gli effetti. Ritengo che un'attenta analisi dei risultati debba
diventare pratica comune dell'amministrazione al fine di farsi trovar sempre
pronti a modificare con rapidità le decisioni, se non ci portano nella
direzione auspicata".
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