"Il decreto che dovrebbe individuare una soluzione per
i precari della giustizia, da quanto sino ad ora abbiamo potuto apprendere,
rappresenterebbe una soluzione parziale. Se così fosse saranno quindi necessari
interventi ulteriori per coprire tutti i lavoratori interessati e l'apertura
del tavolo congiunto con le Regioni. Infatti, a fronte di 2.500 precari, il
bando prevedrebbe l'utilizzo nell'ufficio per il processo di sole 1.500
unità". Ad affermarlo sono il segretario confederale della Cgil Gianna
Fracassi e il segretario nazionale della Fp Cgil Salvatore Chiaramonte.
"L'aspetto più critico - sostengono i due dirigenti
sindacali facendo riferimento al testo visionato - è relativo al riparto dei
posti. Infatti vi sarebbero posti disponibili in regioni dove ci sono
pochissimi tirocinanti, come la Liguria o il Trentino, mentre in altre non ve
ne sarebbero affatto". Nel decreto, spiegano Fracassi e Chiaramonte,
"emerge che tra i precari 'salvati' perché in possesso dei requisiti,
molti dovrebbero spostarsi da una regione all'altra, con il rischio di
situazioni paradossali per chi si dovrà trasferire dal centro, dal sud e dalle
isole in regioni come il Trentino Alto Adige". "Non è possibile -
denunciano - chiedere a un disoccupato di andare a lavorare a centinaia di
chilometri di distanza per 400 euro mensili, sarebbe una vera e propria beffa
per queste persone che da anni prestano servizio nei nostri tribunali".
"Il ministro della Giustizia Andrea Orlando - ricordano
i segretari di Cgil e Fp - aveva assicurato in più sedi che nessuno sarebbe
rimasto indietro: ci auguriamo quindi che ponga rimedio, prevedendo un numero
maggiore di posti disponibili nelle regioni in cui i tirocinanti sono più
numerosi". "Auspichiamo inoltre - proseguono - che i cinque milioni
di euro annunciati dal titolare di via Arenula per i progetti regionali possano
offrire soluzioni effettive per tutti gli esclusi, attraverso una opportuna e
dovuta convocazione delle organizzazioni sindacali per scongiurare ulteriori
pasticci".
"Si tratta - proseguono Fracassi e Chiaramonte - di
temi e suggerimenti da accogliere per evitare di ritrovarsi, ancora una volta,
davanti a impegni non mantenuti, come quelli assunti con il personale di ruolo
che attende da tempo l'attuazione della riqualificazione professionale".
"Non si può più aspettare per aprire una discussione, interrotta qualche
mese fa, su tutte le politiche del personale", concludono.
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