Lo segnala l’ultimo Global status report on road safety
dell’Organizzazione mondiale della sanità, secondo cui il numero dei morti
negli ultimi anni è rimasto stabile nonostante il boom dei veicoli in
circolazione. L’Europa è il continente che registra meno casi per abitante,
mentre l’Africa ha il primato negativo
GINEVRA - Nel mondo 1,25 milioni di persone muoiono ogni
anno a causa degli incidenti stradali. A segnalarlo è il Global status report
on road safety 2015 dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), presentato
questa settimana a Ginevra, secondo cui il numero delle vittime negli ultimi
anni è rimasto stabile nonostante il boom dei veicoli in circolazione sul
pianeta. Il 90% delle morti, si legge nel rapporto, avviene nei Paesi a basso e
medio reddito, dove circola però solo il 54% degli automezzi. L’Europa, in
particolare, è il continente che registra il più basso numero di incidenti per
abitante, mentre all’Africa spetta il primato negativo.
Sono la prima causa
di morte tra i 15 e i 29 anni.
Nell’ultimo triennio 79 Paesi hanno visto una diminuzione
del numero assoluto di incidenti mortali, che nello stesso arco di tempo sono
invece aumentati in 68 Paesi. Gli incidenti avvenuti su strada sono la prima
causa di morte per la popolazione nella fascia di età compresa tra i 15 e i 29
anni. Tra le categorie più a rischio spiccano quelle dei motociclisti, pari a
quasi un quarto delle vittime (23%), e dei pedoni (22%), mentre la percentuale
dei ciclisti si ferma al 4%. In tre incidenti mortali su quattro le vittime
sono uomini.
“Strategie efficaci,
ma il cambiamento è troppo lento”.
Per la direttrice generale dell’Oms, Margaret Chen, “le
vittime del traffico stradale rappresentano un tributo inaccettabile, in
particolare nei Paesi poveri. Gli Stati che hanno avuto più successo nel
ridurre il numero di morti per incidenti stradali hanno raggiunto questo
obiettivo migliorando la legislazione, la sua applicazione, e rendendo le
strade e i veicoli più sicuri. Ci stiamo muovendo nella giusta direzione: il
rapporto mostra che le strategie per la sicurezza stradale stanno salvando vite
umane. Ma ci dice anche che il ritmo del cambiamento è troppo lento”.
“C’è spazio per un
grande miglioramento”.
Anche Michael Bloomberg, la cui fondazione ha contribuito
alla realizzazione del rapporto sulla sicurezza stradale, ha sottolineato i
significativi progressi compiuti negli ultimi anni. Per l’ex sindaco di New
York, infatti, “grazie a leggi più severe e infrastrutture più sicure quasi
mezzo miliardo di persone è più protetto rispetto a pochi anni fa, ma c’è spazio
per un grande miglioramento, soprattutto dal punto di vista delle leggi”.
Solo in 34 Paesi
norme adeguate sul bere al volante.
Secondo il rapporto sono 105 i Paesi che si sono dotati di
buone leggi sulle cinture di sicurezza, che si applicano cioè a tutti gli
occupanti del veicolo, 47 quelli che hanno norme che definiscono un limite di
velocità nazionale urbano a 50 km/h e che autorizzano le autorità locali a
ridurlo ulteriormente. Sono solo 34, invece, gli Stati con una legislazione
adeguata sul limite alcolemico per la guida, con un livello di concentrazione
di alcol nel sangue inferiore o uguale a 0,05g/dl, e di 0,02 g/dl per i
conducenti giovani e inesperti.
All’Italia costano l’1,8% del Pil. Per l’Italia il rapporto,
citando dati Istat, segnala che nel 2013 i morti sulla strada sono stati 3.385,
il 79% dei quali uomini, mentre gli incidenti stradali nel complesso sono
stimati costare al nostro Paese circa l’1,8% del Pil. Le “pagelle” dell’Oms
promuovono con un otto le leggi, mentre la loro applicazione, soprattutto per
quanto riguarda le cinture di sicurezza e i seggiolini dei bambini, non supera
la sufficienza. Va un po’ meglio all’applicazione delle norme sulla guida in
stato di ebbrezza, che ottiene invece un sette. Dai dati emerge anche che le
categorie più a rischio sono quelle dei conducenti dei veicoli a quattro ruote,
pari a un terzo del totale delle vittime degli incidenti stradali, dei
motociclisti (26%), dei pedoni (16%), dei passeggeri degli automezzi (12%) e
dei ciclisti (7%).
Il trend è in
costante diminuzione.
Il trend dei morti su strada in Italia appare in calo
costante. In un decennio, infatti, il numero delle vittime ogni 100mila
abitanti si è quasi dimezzato: nel 2004 erano più 10, nel 2013 meno di sei.
Questa tendenza alla diminuzione trova una conferma anche nei dati dell’Inail
sulle morti dei lavoratori avvenute in itinere, ovvero nel tragitto tra
l’abitazione e il posto di lavoro. Nel 2014, infatti, sono diminuiti sia i casi
denunciati (-16,8% rispetto al 2013), sia quelli riconosciuti dall’Istituto
(-17,7%).
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