7 aziende "giovani" su 10 vincono con i social
network
Il web è lo strumento più importante per le azioni di
promozione: nel 2014, infatti, il 65% delle nuove imprese con a capo giovani
“under 35” ha utilizzato per le sue attività di affari il sito internet, le
vendite online e i social network. Lo rileva l’indagine sui fabbisogni delle
Pmi presentata alla Summer School organizzata dalla Fondazione Studi dei
Consulenti del Lavoro
Treia, 29 agosto 2015 - La rete, l’export e il digitale sono
i tre strumenti principali con cui, negli ultimi anni, le piccole e medie
imprese italiane cercano di uscire dalla crisi economica e migliorare la loro
produttività. I dati elaborati nell’indagine presentata in occasione della
Summer School 2015, organizzata a Treia (Mc) dalla Fondazione Studi dei
Consulenti del Lavoro, testimoniano l’esistenza del cosiddetto sistema R.E.D. -
Rete, Export, Digitale – che ha condizionato, soprattutto durante il triennio
2013-2015, le scelte operate dalle microimprese e dalle Pmi e permesso di
comprendere quali saranno le leve future delle imprese, dalle quali i
Consulenti del Lavoro dovranno ripartire per acquisire nuove competenze ed
abilità, da mettere a disposizione delle aziende.
Guardando ai dati, i primi segnali di ripresa si registrano
nel 2014 con +10.910 imprese che svolgono attività nel settore alberghiero e
della ristorazione e con +9.290 imprese che svolgono servizi di supporto ad
altre imprese. La spinta alla nascita di nuove attività e allo sviluppo di
quelle esistenti arriva dalle nuove tecnologie informatiche. Il web è lo
strumento più importante per le azioni di promozione: nel 2014, infatti, il 65%
delle nuove imprese con a capo giovani “under 35” ha utilizzato per le sue
attività di affari il sito internet, le vendite online e i social network.
Immediati anche gli effetti occupazionali dell’utilizzo del web. Sempre nel
2014, infatti, il 10% dei giovani al di sotto dei 30 anni ha trovato impiego
grazie ad Internet e ai servizi tecnologici. L’indagine rivela anche che negli
ultimi anni è aumentato il numero di imprese operanti all’estero, raggiungendo
le 200.000 unità, mentre potrebbe crescere di 20.000 unità il numero delle
imprese stabilmente esportatrici, registrando così un aumento della capacità di
intercettare gli investimenti esteri ed internazionalizzare le imprese.
In un momento così critico e complesso, come quello che si
sta affrontando, la necessità di cambiamento delle imprese non può prescindere
da una conoscenza chiara e definita del contesto in cui si opera per poter
compiere scelte strategiche per il futuro e la produttività aziendale con il
supporto di chi quotidianamente fa consulenza d’impresa come il Consulente del
Lavoro.
Ed ecco che da un’analisi approfondita della situazione
economica attuale e degli elementi che possono facilitare la ripresa,
realizzata rielaborando studi e ricerche dei più importanti sistemi nazionali
di analisi economica come Istat, Unioncamere, Istituto Tagliacarne, Cerved,
Istituto di informatica e telematica del Cnr, Ministero del Lavoro, Ministero
dello Sviluppo economico, Confindustria, registro delle Imprese, Sistema
informativo Excelsior, Osservatorio professionisti e innovazione digitale e
Focus Pmi, emerge che il rafforzamento della competitività e della produttività
aziendale non passa solo dalla crescita dimensionale, dal suo radicamento nel
territorio e dal rapporto di fiducia con i propri clienti, ma anche dallo
sviluppo di condizioni che agevolino le aggregazioni e il fare rete; da un
accesso facilitato ai mercati esteri, attraverso una politica di
incoraggiamento e sostegno alle Pmi e alle start-up più innovative, e da un
processo di innovazione digitale che consenta il miglioramento dei prodotti e
dei servizi offerti, la formazione del capitale umano e l’acquisizione di nuovo
know-how.
In questo contesto è fondamentale il ruolo del Consulente
del Lavoro, che deve far “prendere coscienza” all’imprenditore della posizione
della propria azienda sul mercato e dei punti di forza su cui può puntare per
attrarre nuovi clienti. Cambiare prospettiva per guardare l’impresa
dall’interno e partecipare attivamente al suo rilancio con spirito
imprenditoriale devono essere prerogativa del professionista che mira a
diventare consulente “strategico” d’impresa.
Per rendere la crisi un’opportunità è necessario che
l’impresa metta in atto strumenti e metodologie adeguate, che facciano emergere
i suoi bisogni reali da soddisfare per poter conseguire risultati positivi.
L’approccio, l’esperienza, le competenze e la capacità di ascoltare ed
interpretare nuovi stimoli e segnali, propri del Consulente, identificano la
sua professionalità ed al tempo stesso indirizzano l’azienda verso il giusto
cambiamento. L’impresa, infatti, attraverso una consulenza “di valore”, sarà
sicura della correttezza delle sue attività ed ottimizzerà il suo modello di
gestione per ottenere maggiori benefici.
Il futuro delle aziende passa, quindi, dalla capacità di
rinnovarsi per cogliere nuove opportunità attraverso l’utilizzo di nuove
strategie e di un modello di organizzazione efficiente che sappiano sviluppare
in modo competitivo il business e valorizzare tutte le risorse impiegate.
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