Su
un campione di circa 3,4 milioni di professionisti, infatti, meno del 50% raggiunge un adeguato livello di autonomia nell’espletamento
della propria prestazione.
L’analisi
ha evidenziato come il 46,2% dei soggetti presi a riferimento sia in possesso
di una Partita Iva in regime normale, il 22,7% aderisca al regime dei minimi ed
il 5,2% rientri nell'attività di impresa.
Il
17,3% dei soggetti intervistati ha dichiarato di lavorare per un unico committente,
il 33,3% per più committenti, di cui uno
principale, mentre il 49,4% lavora per più imprenditori.
La
ricerca ha poi evidenziato come circa il 30% di questi lavoratori autonomi
riceva almeno l'80% del proprio reddito da un unico committente. Questi
soggetti, pertanto, risultano tra quelli maggiormente penalizzati, in quanto i
compensi più alti sono stati registrati tra coloro che svolgono la propria
attività per conto di più committenti.
Per
quanto riguarda le differenze di genere,
il 58,4% dei soggetti presi a campione sono uomini.
Infine,
il 42,9% dei lavoratori autonomi con età compresa tra i 30 ed i 45 anni è
risultata in possesso di un titolo di
studio. I diplomati sono il 46%, mentre il
53% è composto da laureati.
Valerio
Pollastrini
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