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giovedì 16 aprile 2015

I dati sui falsi autonomi

In Italia il fenomeno delle false Partite Iva non accenna a diminuire. E’ quanto emerso da “Vita da professionisti”, un ricerca  realizzata dall'Associazione Bruno Trentin con il contributo della Consulta delle professioni, della Cgil e della Filcams Cgil.

Su un campione di circa 3,4 milioni di professionisti, infatti, meno del 50%  raggiunge un adeguato livello di autonomia nell’espletamento della propria prestazione.

L’analisi ha evidenziato come il 46,2% dei soggetti presi a riferimento sia in possesso di una Partita Iva in regime normale, il 22,7% aderisca al regime dei minimi ed il 5,2% rientri nell'attività di impresa.

Il 17,3% dei soggetti intervistati ha dichiarato di lavorare per un unico committente, il 33,3%  per più committenti, di cui uno principale, mentre il 49,4% lavora per più imprenditori.

La ricerca ha poi evidenziato come circa il 30% di questi lavoratori autonomi riceva almeno l'80% del proprio reddito da un unico committente. Questi soggetti, pertanto, risultano tra quelli maggiormente penalizzati, in quanto i compensi più alti sono stati registrati tra coloro che svolgono la propria attività per conto di più committenti.

Per quanto riguarda le differenze di  genere, il 58,4% dei soggetti presi a campione sono uomini.

Infine, il 42,9% dei lavoratori autonomi con età compresa tra i 30 ed i 45 anni è risultata in possesso di un  titolo di studio. I diplomati sono  il 46%, mentre il 53% è composto da  laureati.

Valerio Pollastrini

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