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lunedì 30 marzo 2015

Treni fermi se non c’è il secondo macchinista

Nelle tratte particolarmente disagiate Trenitalia non può imporre ai macchinisti di guidare in assenza di un collega. E’ quanto disposto dal Tribunale di Genova nell’Ordinanza del 4 febbraio 2015.

Nel caso di specie, un ferroviere era stato licenziato perché, in seguito all’eliminazione del secondo macchinista disposta dall’azienda, si era rifiutato di guidare il treno da solo.

Il lavoratore, infatti, temendo che, in caso di malore intervenuto all’interno di  un tunnel o su un viadotto o in altro luogo inaccessibile ai mezzi di soccorso, avrebbe avuto bisogno di un collega che portasse il treno incontro ai soccorritori, aveva inviato una lettera alla direzione aziendale, avvertendo che avrebbe potuto “astenersi dal compiere l’attività di condotta richiesta in tali condizioni di degrado, a tutela della propria incolumità”.

In seguito al suo rifiuto di svolgere la prestazione, il lavoratore era stato sospeso per ben due volte, in quanto,  secondo Trenitalia, detta scelta avrebbe causato all’azienda ritardi e danni patrimoniali. Tuttavia, nonostante le diverse sanzioni disciplinari disposte a suo carico, il dipendete aveva perseverato nel suo rifiuto e per tale ragione la società ne aveva disposto il licenziamento.

Investito della questione, il Tribunale di Genova, ritenendo illegittimo il licenziamento, ha sostanzialmente bocciato la strategia di Trenitalia che, dal 2009, ha progressivamente tagliato i doppi macchinisti a bordo dei treni merci, affiancando ad un unico conducente il cosiddetto tecnico polivalente.

Entrando nel merito della questione, il Giudice ha precisato, infatti, che le ragioni di economicità ed efficienza non sono sufficienti all’azienda per adottare misure dalle quali possa derivare un aumento dei rischi per i lavoratori.

Valerio Pollastrini

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