Si
tratta di una scelta che non è di poco conto, in quanto coloro che decideranno di
intascare mensilmente il trattamento di fine rapporto non potranno revocare l’opzione
fino a luglio 2018.
Stando
ai risultati di un’analisi diffusa in questi giorni dalla Uil, il Tfr in busta
paga non conviene. Questa opzione, infatti, determina ai danni dei lavoratore
maggiori oneri fiscali e, addirittura, potrebbe mettere a rischio il diritto ai
servizi sociali agevolati, alle detrazioni fiscali e agli assegni familiari.
La
quota mensile del Tfr, infatti, produrrà effetti penalizzanti sulla situazione
reddituale del richiedente, con conseguenti possibili danni a cascata sui
servizi parametrati sulla base di livelli Isee prefissati, come nei casi, ad
esempio, della fruizione di asili nido e mense scolastiche, o delle
agevolazioni sul pagamento delle tasse universitarie.
Valerio
Pollastrini
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