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martedì 17 febbraio 2015

Il Tfr in busta non conviene

Come è noto, dal prossimo mese di marzo, i lavoratori subordinati potranno scegliere di ricevere la quota di Tfr mensile direttamente in busta paga. Per esercitare questa opzione, ci sarà tempo fino a giugno 2018.

Si tratta di una scelta che non è di poco conto, in quanto coloro che decideranno di intascare mensilmente il trattamento di fine rapporto non potranno revocare l’opzione fino a luglio 2018.

Stando ai risultati di un’analisi diffusa in questi giorni dalla Uil, il Tfr in busta paga non conviene. Questa opzione, infatti, determina ai danni dei lavoratore maggiori oneri fiscali e, addirittura, potrebbe mettere a rischio il diritto ai servizi sociali agevolati, alle detrazioni fiscali e agli assegni familiari.

La quota mensile del Tfr, infatti, produrrà effetti penalizzanti sulla situazione reddituale del richiedente, con conseguenti possibili danni a cascata sui servizi parametrati sulla base di livelli Isee prefissati, come nei casi, ad esempio, della fruizione di asili nido e mense scolastiche, o delle agevolazioni sul pagamento delle tasse universitarie.

Valerio Pollastrini

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