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venerdì 19 dicembre 2014

Le novità attese per licenziamenti, contratti a tutele crescenti e disoccupazione

Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del c.d. Jobs Act, sono iniziate in questi giorni le discussioni sui provvedimenti con i quali il Governo è chiamato ad esercitare le deleghe conferitegli per riformare il sistema lavoro.

Particolarmente acceso il confronto sui licenziamenti. Dalle prime voci sembra che nella nozione di giustificato motivo oggettivo di recesso potrebbe rientrare anche la fattispecie dello “scarso rendimento”.

Per quanto riguarda i licenziamenti disciplinari si va, invece, verso un mini-restyling della Legge Fornero.  Il reintegro nel posto di lavoro sarà possibile solo nei casi di “non sussistenza del fatto materiale”.

Sempre sul fronte dei licenziamenti disciplinari, è allo studio la possibilità di introdurre la clausola di “opting out”, che consentirà alle imprese di pagare, in ogni caso, un indennizzo al posto del reintegro.

Per quanto riguarda le piccole imprese, sembra ormai certo il dimezzamento  degli importi degli indennizzi,  sempre entro il tetto delle 6 mensilità.

L'addio al reintegro interesserà i licenziamenti per motivi economici ed organizzativi, tra i quali, come detto, sarà inserito  anche lo scarso rendimento.

Tra i nodi ancora  da sciogliere, vi è quello dell'esenzione fiscale per l'indennizzo nella fase di conciliazione standard, che, si ricorda, può variare da una mensilità fino ad un massimo di 16.

Nessuna indiscrezione è trapelata, invece, sul fronte dei licenziamenti collettivi, a proposito dei quali l’impegno assunto dal Governo  quello di superare l’impianto della Legge n.223/1991.

Passando ora alle altre misure,  i tecnici di Palazzo Chigi e quelli del Ministero del Lavoro stanno approntando in queste ore  una bozza definitiva del Decreto contenente la nuova disciplina del contratto a tutele crescenti.

Sarebbero ancora numerosi, invece, i dettagli da definire  prima della redazione del  Decreto Aspi. Secondo l’ipotesi circolata in questi giorni, alla nuova Aspi, di durata crescente fino a 24 mesi, si potrebbe accedere anche con sole 13 settimane di contratto, ovvero la soglia attualmente prevista per la mini-Aspi.

Se confermato, un simile provvedimento estenderebbe notevolmente la platea dei lavoratori beneficiari delle tutele previste per la perdita del posto.

Quasi certamente, le aliquote di contribuzione rimarranno immutate (1), tuttavia, resta da chiarire se con la nuova disciplina della disoccupazione verranno finalmente armonizzate  le diverse aliquote oggi previste nei vari settori produttivi.

Valerio Pollastrini

 
1)      - 1,31% e maggiorazione dell'1,4% per i contratti a termine;

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