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giovedì 6 novembre 2014

I turni notturni invecchiano il cervello

Uno studio, recentemente pubblicato su “Occupational and Environmental Medicine”, mette in guardia i dipendenti dai danni provocati al cervello dagli eccessivi turni di lavoro.

Accumulare ore di lavoro notturno e turni che, inevitabilmente, impediscono una normale gestione della vita sociale, infatti,  può avere pesanti ripercussioni sulla mente dei dipendenti, riducendone  le capacità e la prontezza, al punto che dieci anni di lavoro in tali condizioni possono fare invecchiare di 16 anni e mezzo.

Non solo, i dati dimostrano che, in simili casi, per tornare alla normalità sarebbe necessario svolgere il proprio lavoro in turni diurni per almeno cinque anni.

L’analisi in commento è stata svolta dall’Università gallese di Swansea e dall’ateneo di Tolosa, attraverso il monitoraggio di oltre 3mila lavoratori. Dai test, in particolare, sono emersi dei risultati che potrebbero essere importanti anche nella demenza e nei disturbi del sonno.

L’organismo umano, infatti, è dotato di un orologio interno programmato per rendere attivo il corpo durante il giorno e che  riserva alla notte il riposo.

Conseguentemente, lavorare durante le ore in cui il soggetto dovrebbe dormire potrebbe avere serie ripercussioni su memoria, velocità di pensiero e capacità cognitiva.

Quelle appena riportate sono caratteristiche destinate a ridursi  naturalmente con l'avanzare dell'età, tuttavia, l’analisi mette in luce come lavorare in base a turni antisociali acceleri questo  processo, al punto che le persone con 10 anni di turni alle spalle mostrano performance tipiche di persone più vecchie di sei anni e mezzo.

Fortunatamente, detta accelerazione può essere arrestata interrompendo il lavoro notturno, anche se, a tal fine, servono almeno 5 anni.

Quella sollevata dal team di ricercatori, non è una problematica di facile risoluzione, attesa l’inevitabilità del ricorso ai turni notturni, imposti dai cicli produttivi aziendali.

Sul punto, gli esperti precisano che per mitigare gli effetti predetti le aziende sono chiamate a progettare al meglio gli orari di lavoro, istituendo tra gli ordinari controlli medici a cui vengono solitamente sottoposti i dipendenti, alcuni test di performance.

Valerio Pollastrini

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