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lunedì 10 novembre 2014

Guida all'anticipo mensile del Tfr in busta paga

Nel Parere n.3 del 6 ottobre 2014, la  Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro ha analizzato la proposta legislativa di anticipare il Trattamento di fine rapporto nelle busta paga dei lavoratori per aumentarne il potere d’acquisto.

Attraverso la Nota, la Fondazione ha diramato una guida che spiega tutti i passaggi tecnici della proposta, illustrando il bacino d’utenza, l’ammontare della somma da percepire e le criticità legate alle coperture finanziare e agli equilibri pensionistici.

Lavoratori interessati dall’anticipo del Tfr in busta paga
Nella premessa, i Cdl hanno ricordato che la possibilità di ricevere il Tfr in busta paga dovrebbe riguardare esclusivamente i circa 12 milioni di lavoratori del settore privato, con esclusione, pertanto, degli oltre 3 milioni di dipendenti pubblici.

Sul piano retributivo, ogni anno ammontano a circa 315 miliardi di euro le retribuzioni erogate nel settore privato, contro i 115 miliardi di euro necessari per i compensi  del pubblico impiego, per un totale complessivo annuo di 430 miliardi di euro.

Dai dati suddetti è possibile stimare il Tfr maturato ogni anno in circa 21 miliardi e 451 milioni di euro.

Considerato che per le imprese con più di 49 dipendenti il Tfr rimasto in azienda deve essere destinato al Fondo di Tesoreria Inps, dal quale non è possibile sottrarlo per non incorrere in problemi di gettito, la proposta del Governo riguarderebbe solo la metà dei lavoratori privati, ovvero i 6 milioni e 500 mila dipendenti di aziende private con meno di 50 dipendenti.

Come è distribuito il TFR
Nel Parere in commento, la Fondazione ha precisato che, per una corretta analisi della disposizione ad oggetto, è necessario tenere conto della  riforma della previdenza complementare entrata in vigore dal 1° gennaio 2007, a cui ogni anno vengono destinati 6 miliardi del Tfr.

A questi, inoltre, occorre aggiungere i 6 miliardi distribuiti annualmente al Fondo Tesoreria Inps ed i restanti 10 miliardi che rimangono in azienda.

I dati appena richiamati, consentono quindi di evidenziare che, se, come detto, la proposta normativa riguarderà solo le aziende con meno a 49 dipendenti, il Tfr passibile di anticipazione sarebbe circa la metà di quello maturato complessivamente.

TFR corrisposto al termine del rapporto – Se corrisposto alla cessazione del rapporto, il Tfr gode di agevolazioni fiscali e previdenziali.

Si tratta di agevolazioni applicate anche al Tfr  anticipato, in parte, durante il rapporto.

In simili casi, infatti, la somma percepita viene tassata con un’aliquota agevolata che risulta compresa tra il 23% ed il 25%, mentre, sul piano contributivo, l’esenzione è totale, in quanto la somma del Tfr non alimenta il trattamento pensionistico dei lavoratori.

TFR in busta paga tutti i mesi – Secondo un consolidato orientamento giurisprudenziale, in caso di Tfr anticipato mensilmente in busta paga dai datori di lavoro, la relativa somma, in passato, acquisiva  una natura retributiva, divenendo così un elemento ordinario e non speciale del compenso.

Trasponendo il predetto orientamento all’attuale proposta di legge, appare evidente che le imprese, nel caso in cui i lavoratori opteranno per la corresponsione mensile del Tfr, saranno tenute a pagare i contributi connessi, mentre i dipendenti saranno gravati delle imposte con un tasso ordinario e non più agevolato.

Quantificazione del Tfr disponibile
Secondo i calcoli effettuati dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, attraverso la nuova disposizione i lavoratori potrebbero ottenere mensilmente le seguenti somme aggiuntive:

-         In caso di Tfr erogato al 50%: 40,00 €;

-         In caso di Tfr erogato al 75%: 62,00 €;

-         In caso di Tfr erogato al 100%: 82,00 €.

Le problematiche sul fronte pensionistico
Con la riforma previdenziale del 2006, i lavoratori, potendo destinare il Tfr ai fondi complementari, avevano la possibilità di integrare il metodo contributivo.

La scelta di anticipare la somma, o parte di essa, in busta paga, in attuazione della disposizione in commento,  creerebbe un danno al sistema pensionistico direttamente proporzionale al numero degli anni in cui detto anticipo verrebbe percepito.

Il parere delle imprese
Da un’indagine effettuata dalla Fondazione Studi sulle microimprese, è emerso che i datori di lavoro sarebbero favorevoli alla liquidazione mensile del Tfr. Ciò, infatti, si tradurrebbe in un clima aziendale più favorevole e, al contempo, eviterebbe loro  di versare somme superiori al consueto volume d’affari al termine del rapporto di lavoro del dipendente.

Sul punto, però, i Cdl hanno tenuto a sottolineare che la proposta del Governo non porterà ad un aumento delle retribuzioni.

Quello in oggetto, pertanto, rappresenta solamente  un sistema di autofinanziamento, attraverso il quale i lavoratori sceglieranno di ricevere in anticipo un’indennità futura, esponendosi, però,  ai rischi pensionistici di cui si è detto.

Valerio Pollastrini

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