A
detta dei Consulenti, dall’analisi degli interventi annunciati dal Governo
nella Legge di Stabilità 2015, emergerebbe la convenienza del contratto a
tutele crescenti rispetto alle forme di lavoro a progetto o con partita iva.
Il
testo attuale della Legge di Stabilità, infatti, prevede per le nuove
assunzioni l’azzeramento dei contributi previdenziali per i primi tre anni e l’eliminazione dell’imposta Irap sul costo
del lavoro, sostenuto dalle aziende per tutte le attuali fattispecie
contrattuali.
Come
premesso, la suddetta convenienza economica risulta dalle proiezioni sviluppate
dalla Fondazione, al punto che i Cdl invitano le aziende ad una seria rivalutazione delle scelte
contrattuali da adottare per i lavoratori.
L’esame
è stato sviluppato mettendo a confronto il nuovo contratto in vigore dal 2015
con le diverse ipotesi di un titolare di partita iva, una collaborazione a
progetto ed un contratto a tempo determinato.
Applicando
le misure annunciate nella Legge di Stabilità 2015, per l’assunzione di un
impiegato del terziario attraverso il nuovo contratto a tutele crescenti, il
costo totale sostenuto dall’azienda, a fronte di un retribuzione lorda annua di
circa 24.000 euro, ammonterebbe a 26.707 euro.
Per
lo stesso compenso erogato ad un collaborazione a progetto, invece, il costo
totale a carico dell’azienda sarebbe pari a 29.063 euro e, dunque, più alto del
nuovo contratto di lavoro subordinato.
Se
l’annunciata riduzione del costo del lavoro venisse confermata, per la prima
volta si registrerebbe una controtendenza dei costi che le imprese sono chiamate a sostenere tra un
lavoro subordinato ed un contratto parasubordinato.
A
detta dei Consulenti, il risultato sopra evidenziato dovrebbe indurre i datori
di lavoro a ridurre il ricorso alla tipologia del contratto a progetto.
Se
effettuato rispetto ad un titolare di partita iva con le medesime condizioni
economiche, il confronto denota la persistenza di una piccola soglia di
convenienza di quest’ultima forma di lavoro, stimata in un costo annuale di 25.057 euro, a fronte
degli oneri del contratto a tutele
crescenti di 26.707 euro.
In
tale ipotesi, tuttavia, il vantaggio annuale ammonterebbe a soli 1.700 euro, il
che potrebbe risultare insufficiente, specie in considerazione dei rischi di
contenzioso nel caso in cui questa fattispecie di lavoro autonomo risultasse
forzata rispetto alle possibilità consentite dalla legge.
Il
risultato più sorprendente, però, è quello registrato nel caso in cui la Legge
di Stabilità 2015 prevedesse l’agevolazione annunciata anche per le
stabilizzazioni dei contratti a tempo determinato.
In
questa ipotesi, infatti, il vantaggio relativo a ciascun lavoratore sarebbe di
9.250 euro annui, pari ad una riduzione immediata del costo del lavoro di circa
il 26%.
In
tal caso, per le aziende sarebbe estremamente conveniente trasformare i rapporti
a termine in corso in rapporti a tempo indeterminato.
Valerio
Pollastrini
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