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giovedì 23 ottobre 2014

Il contratto a tutele crescenti costerà meno delle attuali tipologie di lavoro

Con il comunicato stampa del 16 ottobre 2014, la Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro ha diffuso i risultati del confronto sviluppato tra il nuovo contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti e le forme di lavoro attualmente in uso.

A detta dei Consulenti, dall’analisi degli interventi annunciati dal Governo nella Legge di Stabilità 2015, emergerebbe la convenienza del contratto a tutele crescenti rispetto alle forme di lavoro a progetto o con partita iva.

Il testo attuale della Legge di Stabilità, infatti, prevede per le nuove assunzioni l’azzeramento dei contributi previdenziali per i primi tre anni  e l’eliminazione dell’imposta Irap sul costo del lavoro, sostenuto dalle aziende per tutte le attuali fattispecie contrattuali.

Come premesso, la suddetta convenienza economica risulta dalle proiezioni sviluppate dalla Fondazione, al punto che i Cdl invitano le aziende  ad una seria rivalutazione delle scelte contrattuali da adottare per i lavoratori.

L’esame è stato sviluppato mettendo a confronto il nuovo contratto in vigore dal 2015 con le diverse ipotesi di un titolare di partita iva, una collaborazione a progetto ed un contratto a tempo determinato.

Applicando le misure annunciate nella Legge di Stabilità 2015, per l’assunzione di un impiegato del terziario attraverso il nuovo contratto a tutele crescenti, il costo totale sostenuto dall’azienda,   a fronte di un retribuzione lorda annua di circa 24.000 euro, ammonterebbe a 26.707 euro.

Per lo stesso compenso erogato ad un collaborazione a progetto, invece, il costo totale a carico dell’azienda sarebbe  pari a 29.063 euro e, dunque, più alto del nuovo contratto di lavoro subordinato.

Se l’annunciata riduzione del costo del lavoro venisse confermata, per la prima volta si registrerebbe una controtendenza dei costi che  le imprese sono chiamate a sostenere tra un lavoro subordinato ed un contratto parasubordinato.

A detta dei Consulenti, il risultato sopra evidenziato dovrebbe indurre i datori di lavoro a ridurre il ricorso alla tipologia del contratto a progetto.

Se effettuato rispetto ad un titolare di partita iva con le medesime condizioni economiche, il confronto denota la persistenza di una piccola soglia di convenienza di quest’ultima forma di lavoro, stimata in  un costo annuale di 25.057 euro, a fronte degli  oneri del contratto a tutele crescenti di 26.707 euro.

In tale ipotesi, tuttavia, il vantaggio annuale ammonterebbe a soli 1.700 euro, il che potrebbe risultare insufficiente, specie in considerazione dei rischi di contenzioso nel caso in cui questa fattispecie di lavoro autonomo risultasse forzata rispetto alle possibilità consentite dalla legge.

Il risultato più sorprendente, però, è quello registrato nel caso in cui la Legge di Stabilità 2015 prevedesse l’agevolazione annunciata anche per le stabilizzazioni dei contratti a tempo determinato.

In questa ipotesi, infatti, il vantaggio relativo a ciascun lavoratore sarebbe di 9.250 euro annui, pari ad una riduzione immediata del costo del lavoro di circa il 26%.

In tal caso, per le aziende sarebbe estremamente conveniente trasformare i rapporti a termine in corso in rapporti a tempo indeterminato.

Valerio Pollastrini

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