Partendo
dalle strutture dell’Inail impegnate in attività riabilitative e nella
creazione di protesi, l’analisi prosegue con il racconto di chi ha vissuto il trauma
dell’infortunio sulla propria pelle.
Si
tratta di persone di varia età e provenienza geografica e sociale che hanno
voluto testimoniare l'infinita ricchezza
dell'esperienza umana, anche dopo lo shock di ritrovarsi improvvisamente in un
corpo diverso. Alcuni di essi, infatti,
sono riusciti a fare della disabilità sopraggiunta un'occasione di
cambiamento ed esplorazione di nuovi mondi.
E’
quanto accaduto, ad esempio, a Thomas Freeman, un cittadino liberiano che, giunto
in Italia per sfuggire alla guerra, nel
2003 ha perso una gamba a causa di un incidente sul lavoro.
Freeman
ha raccontato di essere stato sempre un tipo molto attivo e di come, dopo l’infortunio,
versasse in uno stato di disperazione.
Grazie
alla protesi fornitagli dall’Inail, oggi
è in grado di camminare, guidare lo
scooter e insegnare kick-boxing e, adesso, sogna di aprire un’attività di
import ed export che unisca l’Africa all’Italia.
Altro
caso emblematico è quello di Nino Lisotta, costretto su una sedia a rotelle
dopo un infortunio in itinere avvenuto nel 2002.
Grazie
all’incontro con Willy Fuchsova, allenatore di tiro con l’arco per il Comitato
italiano paraolimpico, Lisotta ha partecipato a tre Mondiali e una Paraolimpiade,
diventando a sua volta un esempio per tante altre vittime di infortuni.
Attraverso
queste testimonianze, la rivista ha voluto mettere in luce quel lato umano che
troppo spesso rimane in secondo piano rispetto all’eccellenza tecnologica.
Dietro
le sperimentazioni di avanguardia nel campo delle protesi e della
riabilitazione, si nasconde, infatti, un esercito di tecnici, operatori,
scienziati sempre al servizio delle esigenze del paziente.
Valerio
Pollastrini
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