In
sostanza, la formazione di un giovane costa, ma conviene, mentre perdere le sue
prestazioni si traduce in un danno.
Particolarmente
penalizzante, inoltre, la selezione sbagliata, in quanto la scelta di una
risorsa inadatta al ruolo da rivestire, oltre a ridurre il ritmo di crescita
della società, determina l’inutilità di un investimento
che può costare fino a 50mila euro.
Nella
quantificazione dei costi, la perdita indicata da Page Personnel, corrisponde al risultato ottenuto dalla somma
tra le spese per l'inserimento e il guadagno netto che si ricaverebbe con
l'apporto di una risorsa formata, con esperienza dai 3 ai 5 anni e skills
competitive sul mercato del lavoro internazionale.
Si
tratta di un valore che varia in base al settore che, tuttavia, non è mai inferiore
a 40mila euro.
Ad
esempio, nel caso di un professionista neo assunto, in fuga dall'azienda dopo
sei mesi di tirocinio o lavoro a tempo determinato, la remissione dell’impresa
risulta così quantificata:
-
4.600
euro per il processo di selezione, con la trafila di annunci, screening dei
curricula e colloqui;
-
15mila
euro di business "negato" dalla fine del rapporto;
-
19mila
euro per la retribuzione dei primi mesi di lavoro.
Più
il candidato è valido, più la perdita pesa. Il costo, infatti, aumenta drasticamente
se la nuova risorsa è un vero e proprio talento. In questo caso, infatti, tra progetti avviati e non conclusi, clienti
portati via ed il mancato guadagno, lo
studio in commento valuta la perdita intorno agli 80mila euro.
Non
a caso, l’esodo maggiore si registra tra gli ingegneri e nei settori della
tecnologia, che risultano connaturati dalla maggiore offerta di alternative
fuori dal nostro Paese.
Un
neoprofessionista dell'area finance che accetti un impiego presso una società inglese o tedesca costa alla sua
azienda italiana di provenienza circa 35mila euro.
Un
ingegnere formato al Politecnico di Milano o di Torino che accetti offerte
estere con stipendi più vantaggiosi rispetto a quelli italiani dai
10-15mila euro, genera, invece, una perdita
di 60mila euro.
Il
danno è addirittura più drastico nell’ambito
dei profili del commerciale, dove il
giovane che, dopo solo un semestre, recide
il rapporto causerà all’impresa un buco
di 70mila, corrispondente al costo sostenuto e alla stima di quanto avrebbe
reso.
Verificare
se la formazione di una nuova risorsa costi più di un diverso utilizzo di
quelle presenti in organico richiede almeno sei mesi, anche se, in generale, il
termine per effettuare una simile valutazione varia in base all’esperienza e
alle competenze del candidato.
In
media, servono 6-9 mesi per considerare la risorsa inserita a pieno nella funzione
e con un’adeguata conoscenza dell’azienda
e dei prodotti/servizi. Tale periodo, tuttavia, aumenta negli ambiti molto
tecnici o con prodotti estremamente complessi.
Dall’analisi,
infine, emerge l’ulteriore problema delle risorse sbagliate, quelle, cioè,
selezionate con metodi generici o poco chiari.
In
questo caso la perdita per l’impresa è doppia e si traduce nella mancata scelta
di un candidato adeguato e nel mancato business sviluppato a causa dell’inserimento
di un lavoratore privo delle necessario
competenze.
Complessivamente,
scegliere un candidato sbagliato può costare all’azienda dai 40mila ai 50mila
euro.
Valerio
Pollastrini
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