Chi siamo


MEDIA-LABOR Srl - News dal mondo del lavoro e dell'economia


martedì 5 agosto 2014

Crescono gli stranieri occupati in Italia

Nei giorni scorsi l’Inail ha diffuso  il rapporto  "Gli immigrati nel mercato del lavoro in Italia", predisposto dal Ministero del Lavoro  e realizzato in collaborazione con la Direzione Generale per le Politiche per i Servizi per il Lavoro, l’Inail, l’Inps, Unioncamere, e con il  coordinamento di Italia Lavoro.

Dall’analisi emerge che nel corso del 2013 è cresciuta in Italia l’occupazione dei lavoratori stranieri, con un incremento rispetto all’anno precedente di 22mila unità, tuttavia, resta alta la preoccupazione per il sommerso e per la generale stagnazione del mercato occupazionale, che non ha risparmiato  la forza lavoro immigrata.

In totale, sono stati 2.355.923 gli stranieri che nell'ultimo anno hanno trovato un impiego nel nostro Paese.

Se dal 2007 al 2013  l'occupazione degli italiani ha registrato un calo di 1,6 milioni di unità, quella degli stranieri, invece, è aumentata di 853mila unità, raggiungendo un'incidenza del 10,5% sul totale degli occupati.

Sempre a proposito del 2013, l’andamento occupazionale degli stranieri risulta in controtendenza rispetto a quello che interessa gli italiani, nel quale, al contrario, si è registrata una flessione di 500 mila unità.

Nel nostro Paese, dunque, il tasso di occupazione straniera rimane più alto rispetto a quello della popolazione autoctona con il 58,1% a fronte del 55%, mentre in altre nazioni dell’Unione Europea, come Francia, Regno Unito o Germania, accade esattamente il contrario.

Con il 19,7%, il settore delle costruzioni è quello che impiega di più i lavoratori stranieri. Al secondo posto l’agricoltura, che ha registrato la percentuale del 13,6%.

Il lavoro immigrato, inoltre, è apprezzato in modo crescente nei servizi di cura, con  l’80%  rispetto al totale degli impiegati. In questo ambito, la componente femminile assume una particolare incidenza, specie nelle mansioni di badante e di assistente alla persona, settore nel quale, su base annua,  l'occupazione degli stranieri è stata  pari al 43,8%.

Ad essere inquadrato è soprattutto il lavoro manuale non qualificato.

A parità di un elevato livello di istruzione , corrispondente al possesso di laurea e post lauream,  la quota di lavoratori stranieri impiegati con mansioni di basso livello è pari al 22,6% del totale, a fronte dello 0,4% degli italiani.

Nel commentare i dati appena richiamati, il sottosegretario al lavoro, Franca Biondelli, ha espresso la preoccupazione per la crescita esponenziale registrata negli ultimi anni dal lavoro sommerso, settore nel quale non rientrano solo i clandestini in arrivo da un altro Paese, ma anche persone immigrate da tempo e con famiglia, che spesso hanno perso il lavoro e, pur di rimanere in Italia, accettano di svolgere prestazioni  in nero.

Per tale ragione, il sottosegretario ha ribadito l’importanza di una mappatura del sommerso e la necessità di  promuovere politiche attive di inserimento, formazione e qualificazione.

Per quanto riguarda  l'impatto della crisi economica sulle fasce di età inferiori ai 30 anni, dal 2007 al 2013 l'occupazione degli under 30 italiani è calata drasticamente di 1,162 milioni di unità,  a fronte di una crescita dei giovani stranieri di circa 63mila ragazzi.

Il rapporto evidenzia che la necessità di reperire personale per lo svolgimento di mansioni in settori tradizionalmente connotati da andamenti asimmetrici rispetto al ciclo economico garantisce una più ampia appetibilità della forza lavoro immigrata e dunque, in caso di perdita dell'occupazione, maggiore rapidità nel rientrare nel mercato.

Da segnalare, inoltre, che ammontano a 385.179 gli immigrati con età tra i 15 ed i 29 anni inclusi tra le persone inattive e al di fuori dei sistemi formativi, il 66% dei quali è rappresentato dalle donne.

In molti casi si tratta di giovani arrivati nel nostro Paese in seguito a ricongiungimenti familiari. Come detto, il fenomeno riguarda soprattutto le ragazze,  anche a causa della componente culturale che impone alle donne di restare a casa e agli uomini lavorare.

Si tratta di un aspetto questo che, inevitabilmente, dovrà essere affrontato, soprattutto a beneficio  delle seconde generazioni.

In aumento, infine, la popolazione straniera inattiva, che nel 2013 ha raggiunto quota 1.275.343, con un aumento su base annua di 77 mila unità.

Tale aumento  ha interessato principalmente la componente extra Ue, con un incremento  di 52 mila unità, dovuta al fenomeno dei ricongiungimenti familiari, all' aumento del numero degli stranieri di seconda generazione e alle quote di ingresso non programmate di popolazione straniera non comunitaria, come, ad esempio, i richiedenti protezione internazionale.

Valerio Pollastrini

Nessun commento:

Posta un commento