Chi siamo


MEDIA-LABOR Srl - News dal mondo del lavoro e dell'economia


venerdì 11 luglio 2014

Cartella esattoriale priva di adeguate motivazioni

Nell’Ordinanza n.8934/2014, la Corte di Cassazione ha ribadito che, in assenza del preventivo avviso di accertamento, la cartella esattoriale è nulla se non motivata adeguatamente.

Nel caso di specie, sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano annullato la cartella di pagamento, emessa in seguito al  controllo automatizzato della dichiarazione di un contribuente, per il recupero delle somme scaturite dall’accertato minor credito d’imposta.

In particolare, rigettando l’appello proposto dall’Agenzia delle Entrate, la Commissione Tributaria Regionale aveva ricordato come, ogni qual volta non sia preceduta da un autonomo avviso di accertamento, l’iscrizione a ruolo (1) non costituisce un semplice atto di riscossione  ma un accertamento del debito d'imposta.

In tal caso, pertanto, la cartella esattoriale deve contenere  una sufficiente motivazione delle ragioni dalle quali è scaturita la richiesta dei recuperi (2).

L'Amministrazione, inoltre, non aveva assolto  all’obbligo di preventiva comunicazione delle irregolarità riscontrate nella dichiarazione.

Contro la sentenza del secondo grado, l’Agenzia delle Entrate aveva adito la Cassazione, evidenziando che la cartella costituisse, in questo caso,  un mero atto di riscossione, scaturito dall’iscrizione a ruolo eseguita nel rispetto dei  presupposti di legge.

A detta del ricorrente, la cartella di pagamento risultava pienamente conforme al modello approvato con Decreto del Ministero delle Finanze e  coerente con le previsioni dell'art.12 del DPR n.602/1973 che, per la legittimità della stessa, richiede  una motivazione anche sintetica della pretesa.

A tal fine, l’Agenzia aveva precisato che  il ruolo conteneva gli estremi necessari per la corretta individuazione delle ragioni del recupero, ovvero,  trattandosi  del recupero di un  credito di imposta, gli estremi  sufficienti a garantire il diritto di difesa del contribuente.

Investita della questione, la Suprema Corte ha rigettato il ricorso.

In merito alla tesi dell’Agenzia, secondo la  quale la cartella si  sarebbe atteggiata come mero atto di riscossione, la Cassazione ha evidenziato come la precisazione dell’iscrizione a ruolo per il recupero del credito d’imposta, costituisce una motivazione insufficiente  delle ragioni per le quali l'Amministrazione suppone di vantare un credito, potendo quest’ultimo  emergere sia dalla erronea contabilizzazione di crediti effettivamente spettanti che  dall'assenza dei presupposti necessari per il riconoscimento della spettanza.

Valerio Pollastrini

 
(1)   - eseguita a norma dell’art.36-bis del DPR n.600/1973;
(2)   -  art.3 della Legge n.241/1990;

Nessun commento:

Posta un commento