Nel
caso di specie, il tribunale aveva rigettato la richiesta dell’indagato per
reati tributari contro il decreto di sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, dei
saldi attivi rinvenibili sui suoi rapporti finanziari, fino a concorrenza
dell'importo di circa 1.700.000,00 €.
Nel
motivare il provvedimento adottato, il Tribunale del Riesame aveva richiamato l’orientamento giurisprudenziale che esclude il sequestro dei
beni societari qualora non risulti che
la struttura aziendale costituisca un apparato fittizio utilizzato dal reo per
commettere gli illeciti.
Proponendo
ricorso in Cassazione, l’imputato aveva contestato l’applicabilità del provvedimento ablativo al
patrimonio della persona fisica invece che a quello dell'ente, osservando che,
secondo una recente giurisprudenza in materia di reati tributari, prima di
procedere al sequestro preventivo in pregiudizio del legale rappresentante
della società è necessario verificare l'impossibilità di procedere al sequestro
direttamente sui beni dell'ente beneficiario del risparmio di spesa.
Il
ricorrente aveva rilevato come, nel caso di specie, fosse stato omesso tale
preventivo accertamento, circostanza dalla quale emergerebbe la nullità dell'originario decreto di sequestro.
Investita
della questione, la Suprema Corte ha
ritenuto opportuno discostarsi dalla giurisprudenza sinora prevalente, secondo
la quale il sequestro preventivo, funzionale alla confisca per equivalente (1), non può essere
disposto sui beni immobili appartenenti alla persona giuridica ove si proceda
per le violazioni finanziarie commesse dal legale rappresentante della società.
La
normativa di riferimento (2), infatti, non
include i reati fiscali tra le fattispecie in grado di giustificare l'adozione
del provvedimento, con esclusione dell'ipotesi in cui la struttura aziendale
costituisca un apparato fittizio utilizzato dal reo per commettere gli illeciti.
La
Cassazione ha poi ricordato che il tema del sequestro finalizzato alla confisca
per equivalente nei confronti dei beni di una persona giuridica per le
violazioni tributarie commesse dal suo legale rappresentante è stato
recentemente affrontato dalle Sezioni Unite che (3), in proposito,hanno affermato
alcuni importanti principi di diritto.
In
primo luogo, il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di denaro o di
altri beni fungibili o di beni direttamente riconducibili al profitto di reato
tributario commesso dagli organi della persona giuridica, è consentito nei confronti della persona
giuridica, quando tale profitto sia
nella disponibilità della stessa.
Qualora,
invece, non sia stato reperito il profitto di reato tributario compiuto dagli
organi della persona giuridica, non è consentito il sequestro preventivo nei confronti della stessa, salvo che la
persona giuridica risulti uno schermo fittizio.
Il
sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente nei confronti
degli organi della persona giuridica per reati tributari da costoro commessi, non
è consentito ogniqualvolta sia possibile
il sequestro finalizzato alla confisca di denaro o di altri beni fungibili o di
beni direttamente riconducibili al profitto di reato tributario compiuto dagli
organi della persona giuridica stessa, in capo a costoro o a persona non
estranea al reato, compresa quella giuridica.
I
principi recentemente affermati sulla materia, annoverano, inoltre, la
transitoria impossibilità del sequestro del profitto di reato, senza bisogno
della preventiva ricerca generalizzata dei beni costituenti il profitto di
reato.
Preso
atto del mutato indirizzo
giurisprudenziale appena richiamato, la Suprema Corte ha concluso con l’accoglimento del ricorso del legale
rappresentante dell’azienda, disponendo così l'annullamento del provvedimento
impugnato.
Valerio
Pollastrini
(1)
-
Previsto dall’art.19, comma 2, del D.Lgs. n.231 del 8 giugno 2001;
(2)
-
Artt.24 e ss. del D.Lgs. n.231 del 8 giugno 2001;
(3)
–
Cass., S.U., Sentenza n.10561 del 30 gennaio-5marzo 2014;
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