In
merito alla proposta di legge, sottoposta in questi giorni al vaglio della Commissione
Lavoro del Senato, che introduce, a pena di nullità, il nuovo l’obbligo di rassegnare le
dimissioni su un modello pre-compilato, una recente indagine, a cura della
Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, ha evidenziato che questa pratica risulta ormai talmente
residuale da non giustificare ulteriori
oneri burocratici a carico di dipendenti
ed aziende.
Il
67% degli intervistati ritiene che tale fenomeno non giustifichi l’introduzione
di un nuovo adempimento, mentre il 19%
ha dichiarato che ulteriori procedure
potrebbero essere limitate ai soli casi di dimissioni rese in prossimità
del matrimonio e della maternità o paternità.
Anche
il 12% che si è detto favorevole tende, in ogni caso, a considerare il
provvedimento in commento come un incremento della burocrazia.
Giova
ricordare che, attualmente, è già in vigore un sistema di convalida delle dimissioni
che ne ha ridotto drasticamente i
possibili abusi. La nuova legge, inoltre, comporterebbe per lo Stato maggiori
costi, dovuti all’emissione, all’approvvigionamento e all’ organizzazione della
procedura.
La
norma riguarderebbe la Pubblica Amministrazione, i lavoratori occasionali, i
lavoratori subordinati, i soci delle
cooperative, gli autonomi, i collaboratori a progetto e gli associati in partecipazione.
Valerio
Pollastrini
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