Nel
caso di specie, un uomo aveva adito la Cassazione, ritenendo che la Corte di
Appello avesse fissato, in favore della ex-moglie, un importo dell’assegno di mantenimento sproporzionato,
in quanto, nel frattempo, la stessa aveva trovato un impiego a tempo pieno,
mutando così in meglio la propria capacità reddituale rispetto al precedente
rapporto di lavoro part-time.
Investita
della questione, la Suprema Corte ha innanzitutto premesso come il procedimento
di separazione e quello di divorzio siano distinti ed autonomi e come, nella
vicenda in commento, la Corte del merito avesse maturato la decisione impugnata
dopo aver preso atto del palese squilibrio economico esistente tra le parti.
In
sostanza, secondo il giudice dell’Appello l’intervenuto miglioramento della
propria situazione reddituale non sarebbe sufficiente a consentire alla
ex-coniuge di mantenere lo stesso tenore di vita adottato in pendenza di
matrimonio.
Si
tratta di un procedimento logico del
tutto condiviso dalla Cassazione, che ha così disposto il rigetto del ricorso.
Valerio Pollastrini
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