Nel
corso della relazione annuale dell’Authority, tenuta dall’istituto lo scorso 28
maggio, è emersa la marcata convenienza dei Fondi Pensione rispetto al vecchio
trattamento di fine rapporto.
Dal
2000 ad oggi il rendimento cumulato dei Fondi Pensione negoziali è stato pari
al 48,7%, rispetto al 46,1% ottenuto dal
trattamento di fine rapporto.
Nel
2013 i Fondi Pensione negoziali hanno reso in media il 5,4% ed i Fondi Pensione aperti hanno registrato la
quota media dell'8,1 %. I Pip, realizzati attraverso i prodotti di ramo III,
hanno reso invece il 12,2%, mentre, nello stesso periodo, il Tfr si è
rivalutato solo dell'1,7 %.
L'anno
scorso sono stati complessivamente raccolti 12,5 miliardi di euro, dei quali, 5,2 miliardi sono giunti dai flussi del Tfr
indirizzati alla previdenza
complementare.
Nell’ambito
patrimoniale, risultano preponderanti i 330 fondi preesistenti, che totalizzano
circa 50 miliardi di euro, pari al il
40% del totale.
I
39 Fondi Pensione negoziali raggiungono quota 34,5 miliardi, i 59 Fondi Pensione aperti sono a 12 miliardi e, infine, gli 81 Pip
registrano 19,5 miliardi di patrimonio.
Dai
dati emerge però un aumento rilevante dei
lavoratori in difficoltà che hanno bloccato i versamenti alla Previdenza
Complementare. Al 31 marzo 2014, sono infatti 1,4 milioni gli iscritti ai Fondi Pensione che,
principalmente a causa del protrarsi
della crisi economica, hanno sospeso i
pagamenti, mentre a fine 2012 il dato si era fermato a 1,2 milioni.
Valerio
Pollastrini
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