Anche
se nel nostro ordinamento non esiste alcuna legge che preclude ai parenti
stretti l’assunzione con contratto di lavoro subordinato nell’azienda di
famiglia, l’Inps è solita disconoscere la contribuzione eventualmente versata a
tale titolo.
La
giurisprudenza ha chiarito da tempo che per superare la richiamata presunzione
il datore di lavoro dovrebbe riuscire a provare che il familiare alle sue dipendenze
sia soggetto al potere disciplinare,
caratterizzante la natura della subordinazione.
Si
tratta di una prova la cui dimostrazione risulta estremamente complessa. L’unica
via che consente una configurazione certa della prestazione resa dal parente
stretto sembra dunque essere quella dell’inquadramento come collaboratore nell’ambito
di un’impresa familiare.
Valerio
Pollastrini
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