Il
Decreto Legge di applicazione della “spending review”, attualmente al vaglio del Consiglio dei Ministri, fissa in
239.181,00 €, corrispondenti al valore dell’assegno spettante al Presidente
della Repubblica, il limite invalicabile per le retribuzioni pubbliche.
La
decurtazione dei compensi, oltre i
dirigenti pubblici, dovrebbe riguardare tutti coloro che ricevono retribuzioni o emolumenti a carico
della finanza pubblica nell'ambito di rapporti di lavoro subordinato o autonomo, con pubbliche
amministrazioni o società partecipate.
Il
tetto dell'appannaggio del Presidente della Repubblica sarà applicato anche in
caso di cumulo di più incarichi, pure se occasionali, e sarà esteso ai
componenti dei consigli di amministrazione, nonché agli organi di direzione e
controllo delle amministrazioni obbligate al taglio.
Dunque,
i dirigenti titolari degli incarichi di massimo rilievo, come i segretari
generali dei ministeri, i capi dipartimento o i lavoratori ad essi assimilati non
potranno mai ricevere un trattamento
economico superiore al suddetto limite.
Il
Decreto prevede, inoltre, una diversa modulazione del massimo retributivo secondo
tre fasce di reddito, relative rispettivamente:
-
ai
dirigenti di prima fascia con incarichi
non apicali;
-
ai
dirigenti di seconda fascia;
-
ai
dirigenti i cui incarichi siano assimilabili;
Quanto
alla specifica determinazione del limite retributivo, per ciascuna delle citate
tipologie dirigenziali il tetto dell’assegno spettante al capo dello Stato sarà
diversamente ridotto.
Per
il futuro, eventuali incrementi del compenso del Presidente della Repubblica si
tradurranno in un innalzamento dei tetti stipendiali solo se recepiti dalla
contrattazione collettiva.
Entro
30 giorni dall’entrata in vigore del Decreto Legge in commento, e comunque a
partire dal primo maggio, anche le retribuzioni in favore dei componenti degli
organi costituzionali, come Parlamento e Corte Costituzionale, e gli organi di
autogoverno della magistratura saranno adeguate secondo i nuovi parametri.
La
norma, sembra inoltre prospettare un
taglio anche per i dirigenti c.d. “a contratto” reclutati dai dipendenti in
aspettativa o fuori ruolo della medesima amministrazione conferente l'incarico.
Costoro non potranno ricevere un trattamento economico complessivamente
superiore a quello in godimento, incrementato del 25%.
Ai
fini previdenziali, le riduzioni dei trattamenti retributivi dovrebbero operare
con riferimento all'anzianità contributiva maturata a decorrere dalla vigenza
del Decreto.
Valerio
Pollastrini
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