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domenica 10 novembre 2013

Legittimo il licenziamento irrogato al dipendente che gioca al lavoro con il Pc


Nella sentenza n.25069 del 7 novembre 2013 la Corte di Cassazione si è pronunciata sul caso dell’impiegato di un’azienda farmaceutica licenziato per aver giocato con il pc sul luogo di lavoro per un periodo di tempo quantificato tra le 260 e le 300 ore in un anno.

Nel corso del giudizio di appello, la Corte di Roma aveva dichiarato nullo il licenziamento, sostenendo che la contestazione disciplinare fosse generica, in quanto riferita esclusivamente ad un singolo episodio, circostanza che avrebbe impedito al lavoratore di esercitare una puntuale difesa.

La Suprema Corte, ribaltando il giudizio della Corte territoriale, ha invece confermato la legittimità del recesso, sottolineando che, di fronte ad una simile condotta, l’azienda non avesse nemmeno l’obbligo di contestare al lavoratore le singole partite giocate.

Per la Suprema Corte, in questo caso,  l’addebito mosso dal datore di lavoro non può essere ritenuto generico per la semplice mancata indicazione delle singole partite giocate abusivamente dal lavoratore.

La Cassazione, in particolare, ha censurato la motivazione della sentenza di appello, ritenuta illogica, dal momento che il lavoratore avrebbe potuto approntare adeguatamente la propria difesa anche con la generica contestazione di utilizzare in continuazione, e non in episodi specifici isolati, il computer aziendale.

Gli ermellini hanno quindi concluso rinviando la causa  alla Corte d’Appello di Roma che, in diversa composizione, dovrà decidere anche in merito al pagamento delle spese del giudizio di legittimità.

Valerio Pollastrini

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