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giovedì 10 ottobre 2013

La sola permanenza in casa del presunto datore di lavoro non è sufficiente a provare un rapporto di lavoro domestico


Una colf  aveva denunciato un periodo di lavoro domestico superiore rispetto a quello formalizzato dal datore di lavoro e si era rivolta al Giudice del lavoro chiedendo che le venissero riconosciute  le differenze retributive relative al periodo aggiuntivo.
Con la sentenza n.22399 del 1° ottobre 2013 la Corte di Cassazione ha respinto le pretese della ricorrente, confermando, in sostanza, la motivazione addotta dai giudici  di merito che, in relazione alle prove testimoniali attestanti la presenza della lavoratrice presso il domicilio del datore di lavoro, avevano ritenuto che tale circostanza non fosse, di per sé, sufficiente ad affermare l’esecuzione di una prestazione lavorativa per l’ulteriore periodo di permanenza.

Valerio Pollastrini

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