Chissà in quanti
ricorderanno la seguente frase pronunciata lo scorso mese da Enrico Letta: “Adesso le aziende non avranno più scuse per
non assumere”. Questo il commento del Premier, all’indomani dell’approvazione
in Consiglio dei Ministri del c.d. Decreto lavoro. Si tratta di una forma
comunicativa che rispetta fedelmente lo stile della propaganda da regime, con televisioni
e stampa nel ruolo che fu un tempo appannaggio dell’Istituto Luce.
In realtà questo
provvedimento segue la stessa linea tracciata ormai negli ultimi anni dagli incentivi
“fino ad esaurimento fondi”. Si tratta, in sostanza, di un bluff con il quale,
sistematicamente, gli italiani vengono illusi sulle capacità delle finanze pubbliche di porre rimedio alla
perdurante “emergenza lavoro”.
La tecnica è sempre la
stessa: il governo del momento, posto di fronte all’inarrestabile progressivo
aumento della disoccupazione, annuncia, utilizzando ogni canale di risonanza,
di voler mettere mano alla questione in maniera risolutiva. Un paio di mesi di
travaglio ed ecco l’elefante partorire il topolino. In maniera trionfalistica
vengono annunciati gli incentivi per le nuove assunzioni, una volta in favore
dei giovani, un’altra a vantaggio delle donne, ora per i disoccupati di lungo
periodo, ora per i precari e così via. A questo punto, per qualche tempo, la
questione occupazionale torna nell’ombra, come se l’obiettivo della norma del
momento fosse stato raggiunto.
Ciò che nessuno vi dice,
perché l’informazione corretta rimane circoscritta nell’ambito degli addetti ai
lavori, è che queste misure, oltre ad essere limitate in brevissimi tempi di
attuazione, sono coperte da fondi risibili e quindi insufficienti, esauriti i
quali l’agevolazione all’assunzione risulta, di fatto, inapplicabile.
Ricordo, ad esempio, la
norma con la quale nell’ottobre 2012 ai datori di lavoro veniva promessa l’elargizione di contributi economici nel caso in cui avessero
provveduto a stabilizzare i contratti
precari con donne e giovani presenti in azienda. Ebbene, nello stesso giorno in
cui la disposizione entrava in vigore i fondi stanziati risultavano già
esauriti. La stessa cosa si è ripetuta per gli “incentivi straordinari per l’occupazione
dei giovani”, per gli “incentivi per l’assunzione di lavoratori licenziati da
piccole imprese” e in numerose altre misure annunciate come risolutive.
Riassumendo, puntualmente
gli organi di Governo annunciano e
realizzano misure per l’occupazione che
però non vengono finanziate adeguatamente, con la naturale conseguenza che a
beneficiarne sono solo pochissimi fortunati o le solite grandi aziende che, a
dispetto delle proteste di facciata, continuano a ricevere trattamenti di
favore.
Quelle descritte finora
sono dunque le modalità con le quali, nel silenzio generale dei media, un
caposaldo della nostra Costituzione, il diritto al lavoro, è ormai ridotto ad una mera lotteria di Stato:
venghino signori, venghino, solo per i pochi estratti ricchi premi.
Cercate lavoro? Vorreste assumere? A dispetto
di quanto di bello, a breve, torneranno ad annunciarvi, l’Italia non è un Paese
per voi…
Valerio Pollastrini
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