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lunedì 5 agosto 2013

Incentivi per nuove assunzioni: bugia raccontata sistematicamente agli italiani


Chissà in quanti ricorderanno la seguente frase pronunciata lo scorso mese da Enrico Letta: “Adesso le aziende non avranno più scuse per non assumere”. Questo il commento del Premier, all’indomani dell’approvazione in Consiglio dei Ministri del c.d. Decreto lavoro. Si tratta di una forma comunicativa che rispetta fedelmente lo stile della propaganda da regime, con televisioni e stampa nel ruolo che fu un tempo appannaggio dell’Istituto Luce.

In realtà questo provvedimento segue la stessa linea tracciata ormai negli ultimi anni dagli incentivi “fino ad esaurimento fondi”. Si tratta, in sostanza, di un bluff con il quale, sistematicamente, gli italiani vengono illusi sulle capacità  delle finanze pubbliche di porre rimedio alla perdurante “emergenza lavoro”.

La tecnica è sempre la stessa: il governo del momento, posto di fronte all’inarrestabile progressivo aumento della disoccupazione, annuncia, utilizzando ogni canale di risonanza, di voler mettere mano alla questione in maniera risolutiva. Un paio di mesi di travaglio ed ecco l’elefante partorire il topolino. In maniera trionfalistica vengono annunciati gli incentivi per le nuove assunzioni, una volta in favore dei giovani, un’altra a vantaggio delle donne, ora per i disoccupati di lungo periodo, ora per i precari e così via. A questo punto, per qualche tempo, la questione occupazionale torna nell’ombra, come se l’obiettivo della norma del momento fosse stato raggiunto.

Ciò che nessuno vi dice, perché l’informazione corretta rimane circoscritta nell’ambito degli addetti ai lavori, è che queste misure, oltre ad essere limitate in brevissimi tempi di attuazione, sono coperte da fondi risibili e quindi insufficienti, esauriti i quali l’agevolazione all’assunzione risulta, di fatto, inapplicabile.

Ricordo, ad esempio, la norma con la quale nell’ottobre 2012 ai datori di lavoro veniva promessa l’elargizione  di contributi economici nel caso in cui avessero provveduto  a stabilizzare i contratti precari con donne e giovani presenti in azienda. Ebbene, nello stesso giorno in cui la disposizione entrava in vigore i fondi stanziati risultavano già esauriti. La stessa cosa si è ripetuta per gli “incentivi straordinari per l’occupazione dei giovani”, per gli “incentivi per l’assunzione di lavoratori licenziati da piccole imprese” e in numerose altre misure annunciate come risolutive.

Riassumendo, puntualmente gli organi di Governo  annunciano e realizzano  misure per l’occupazione che però non vengono finanziate adeguatamente, con la naturale conseguenza che a beneficiarne sono solo pochissimi fortunati o le solite grandi aziende che, a dispetto delle proteste di facciata, continuano a ricevere trattamenti di favore.

Quelle descritte finora sono dunque le modalità con le quali, nel silenzio generale dei media, un caposaldo della nostra Costituzione, il diritto al lavoro, è  ormai ridotto ad una mera lotteria di Stato: venghino signori, venghino, solo per i pochi estratti ricchi premi.

Cercate lavoro? Vorreste assumere? A dispetto di quanto di bello, a breve, torneranno ad annunciarvi, l’Italia non è un Paese per voi…

Valerio Pollastrini

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