I lavoratori che violano il Codice di Comportamento dei dipendenti pubblici,
recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri in attuazione della c.d.
legge anti-corruzione n.190/2012, rischiano il licenziamento.
Le violazioni delle norme di condotta prescritte dal
Codice possono comportare, a carico del dipendente, l’apertura di un procedimento
disciplinare, con conseguente inrrogazione di sanzioni di diversa entita'
prescritte dai contratti collettivi e dalla normativa vigente nel settore di
appartenenza.
Per i casi più gravi, o in caso di recidiva, l'iter disciplinare può condurre al licenziamento in tronco.
Ai sensi dell’art.5 del Codice, il pubblico dipendente che aderisca
ad associazioni od organizzazioni, ad eccezione di partiti o sindacati, che
possano interferire con lo svolgimento dell’attività dell’ufficio, deve darne immediata
comunicazione al proprio responsabile di ufficio.
L’Amministrazione
dovra' valutarne la compatibilita' con il pubblico servizio entro 30 giorni.
Il dipendente pubblico, pena il licenziamento, e'
inoltre inibito dal costringere altri
dipendenti ad aderire ad associazioni od organizzazioni, né può esercitare pressioni a tal fine,
promettendo vantaggi o minacciando svantaggi di carriera.
Le singole strutture potranno introdurre un proprio
Codice di Comportamento, in aggiunta a
quello ora approvato dal Consiglio dei Ministri.
Compito
dell'Amministrazione, attraverso i dirigenti responsabili di ciascuna unità,
sara' quello di vigilare sulla
corretta applicazione delle regole di condotta.
Valerio
Pollastrini
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