Nella sentenza n.2168 del 30 gennaio 2013 la Corte
di Cassazione ha ritenuto legittimo il licenziamento di un dipendente in
seguito alla condanna di quest'ultimo per violenze di natura sessuale.
La questione attiene in generale alla legittimita' dei
provvedimenti disciplinari irrogati dai datori di lavoro per le condotte
illecite tenute dai dipendenti al di
fuori del contesto lavorativo.
Il caso e' quello di un dipendente condannato a 2
anni di reclusione per aver usato violenza sessuale su alcune giovani donne.
Venuta a conoscenza dei fatti, l'azienda, titolare
di un servizio pubblico, provvedeva ad irrogare il licenziamento.
In seguito all'impugnazione dell'atto di recesso da
parte del lavoratore, il caso, dopo due gradi di giudizio, giungeva innanzi alla Cassazione.
La Suprema Corte, pur negando conseguenze
automatiche in ambito lavorativo di quanto compiuto dai lavoratori nella sfera
privata, nel caso di specie ha ritenuto legittimo il licenziamento.
Il forte disvalore sociale dei reati commessi, oltre a ledere irreparabilmente il rapporto fiduciario
nei confronti di un lavoratore che rivestiva tra l'altro la mansione di
capo-gruppo, e' tale da danneggiare l'immagine dell'azienda anche in
considerazione del grande rilievo che gli organi di stampa hanno riservato alle
violenze perpetrate.
Valerio Pollastrini
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