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mercoledì 20 febbraio 2013

Alla ricerca dello sgravio annunciato


A sette mesi dall'entrata in vigore della Riforma del lavoro, nulla si muove per quanto riguarda l'attuazione delle poche norme positive introdotte  nel mare di restrizioni che hanno solamente favorito la contrazione dell'occupazione.
 
Se il 18 luglio dello scorso anno sono entrate in vigore tutte le disposizioni penalizzanti per imprese e lavoratori della legge n.92, la riduzione contributiva del 50%, prevista per favorire l'occupazione di donne e ultracinquantenni, e' stata differita al gennaio del 2013.

Assistiamo oggi a continue promesse elettorali che, da ogni parte, rivolgono alle stesse categorie progetti  mirati alla risoluzione delle difficolta' nel trovare un impiego quando basterebbe solo applicare la legge.
 
La famigerata riduzione contributiva, infatti, rimane ad oggi inapplicabile a causa dei necessari decreti e circolari ministeriali che, come al solito, quando servono tardano ad arrivare. Si tratta di una cosa normale? Non certo in uno stato di diritto.
 
Altro dato di fatto e' che la riduzione delle tutele previste dall'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, relative ai licenziamenti per le aziende con più di 15 dipendenti, non ha generato occupazione ma solo conflitto sociale. A cio' si aggiunga che le imprese tutte dal primo gennaio 2013 sono costrette, per ogni licenziamento, a pagare un pesante contributo aggiuntivo per finanziare l'Aspi. Si tratta del sostegno al reddito che ha sostituito, aumentandone l'importo, le vecchie indennita' di disoccupazione. Un trattamento più elevato per chi perde il lavoro va, ovviamente, giudicato positivamente. Il Biasimo e' dovuto al fatto che la copertura finanziaria aggiuntiva sia stata imposta,  invece che alla fiscalita' generale, interamente alle aziende che, ormai ovunque, faticano ad andare avanti.

In conclusione, lavoratori, artigiani e piccole imprese viaggiano ormai sulla stessa barca mentre il tempo scorre e la riva sembra sempre più distante.

 

Valerio Pollastrini

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