Il 2015 è stato l’anno della svolta per la produzione
industriale italiana. L’incremento dell’uno per cento rispetto al 2014 segna il
ritorno alla crescita dopo un triennio deludente. Una ripresa tanto più
significativa in quanto in linea o nettamente superiore a quella dei pari peso
europei. Lo si legge in una nota del Centro Studi della CNA.
Disaggregando i dati della produzione industriale italiana,
il Centro Studi della CNA rileva che il rilancio ha riguardato otto comparti
manifatturieri su 13 ed è stato trainato dalla crescita record dei mezzi di
trasporto, la più alta del millennio (+16,8 per cento), che ha stimolato i
comparti collegati: dalle apparecchiature elettriche ai prodotti in gomma,
vetro, plastica e alla meccanica. Rilevante anche l’incremento messo a segno
dal settore farmaceutico (+5,4 per cento).
La crisi, invece, è continuata per i settori tradizionali
del Made in Italy: dal tessile/abbigliamento/pelletteria (-3,6 per cento) al
legno/arredo (-0,6 per cento). Flessioni, sottolinea il Centro Studi della CNA,
determinate dalla concorrenza a basso costo proveniente dall’estero: le
importazioni sono aumentate a ritmo molto più sostenuto delle esportazioni,
infatti, tanto nel tessile/abbigliamento/pelletteria (+5,5 contro +1,2 per
cento) quanto nel legno/arredo (+5,4 a fronte del +3,7 per cento).
L’andamento della produzione industriale italiana nel 2015,
pur tra segnali contradditori, appare di grande rilievo in particolare se
confrontato con i risultati dei tradizionali concorrenti europei. L’aumento del
nostro Paese è sostanzialmente in linea con quello della Francia (+1,1 per
cento) e di gran lunga più soddisfacente delle performance di Germania (+0,4
per cento) e Regno Unito, dove la produzione è addirittura rimasta al palo.
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