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martedì 2 febbraio 2016

Cgil, forzatura parlare di successo Jobs Act, dati preoccupanti

Cgil, Comunicato Stmpa del 2 febbraio 2016

"Leggiamo commenti entusiastici da parte di autorevoli esponenti del Governo e della politica sui dati diffusi dall'Istat e sugli effetti salvifici del Jobs Act: non solo non convincono, ma analizzando i numeri, a ben guardare, c'è di che preoccuparsi. Per quanto riguarda gli occupati, infatti, il saldo positivo del 2015 è esattamente lo stesso di quello del 2014, anno in cui Jobs act e sgravi non erano in vigore, e gli inattivi continuano a crescere mese dopo mese". Così Serena Sorrentino in seguito alla diffusione dei dati provvisori Istat su occupati e disoccupati a dicembre 2015.

 "Nel dicembre 2014 - spiega Sorrentino - l'Istat registrava un aumento in valore assoluto di +109 mila occupati su base annua, con una crescita dello 0.5%: si tratta esattamente dello stesso saldo del 2015, +109 mila persone occupate e +0.5% (vedi immagine). Al di là della paradossale coincidenza - prosegue - viene da chiedersi se davvero si può parlare di effetto miracoloso del Jobs act e di riuscita delle politiche di elargizione alle imprese dell'esonero contributivo se la tendenza è uguale all'anno precedente, anno in cui non c'erano né i vantaggi fiscali né i licenziamenti illegittimi facilitati".

 La segretaria confederale della Cgil sottolinea che "la cancellazione dei diritti fatta con il Jobs act e 3,5 miliardi di euro alle imprese in tre anni attraverso l'esonero contributivo hanno prodotto +48 mila posti di lavoro: parlare di successo appare una forzatura".

 "La politica - sostiene Sorrentino - ha la responsabilità di verificare l'efficacia delle iniziative legislative, e se questi sono i dati occorre riflettere sulla reale portata del Jobs act". "Anche perché - aggiunge - nell'ultimo trimestre del 2015 si registra contemporaneamente la crescita degli inattivi ( +0.2%, pari a +32mila), dato che segnala un aumento dello scoraggiamento delle persone nella ricerca di occupazione e l'urgenza di un investimento serio sulle politiche attive. Cosa che finora non è stata fatta - sottolinea -  considerando la nuova agenzia Anpal, nata senza risorse e senza strumenti e non ancora operativa, e la vertenza dei lavoratori dei centri per l'impiego, che assume connotati sempre più drammatici e di incertezza. Come si vede quindi - continua la dirigente sindacale - siamo alla solita vecchia politica, grandi proclami, scarsi risultati, e soprattutto un uso sbagliato delle risorse".

 "Per questi motivi, di fronte al fallimento delle riforme epocali che hanno snaturato il diritto del lavoro scegliendo di delegare alle imprese la crescita e di svalutare l'occupazione, la Cgil ha presentato la sua proposta di Carta dei diritti universali", ricorda Sorrentino. "Ci vuole una svolta radicale - conclude - sia sul fronte degli investimenti che sulla regolazione del mercato del lavoro. Se le risorse date alle imprese dalla legge di stabilità avessero finanziato un serio piano di politiche attive e progetti di inserimento lavorativo, l'occupazione prodotta sarebbe stata più alta e di maggiore qualità".

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