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martedì 1 dicembre 2015

Confartigianato - COP21, imprese artigiane più orientate alle sostenibilità ambientale: emissioni -29,7%

Confartigianato, Nota del 30 novembre 2015

La vocazione alla sostenibilità ambientale rappresenta un asset primario del ‘valore artigiano’ con una intensità di emissione che con la composizione settoriale dell’artigianato è del 29,7% rispetto alla media del totale delle imprese del Manifatturiero e si conferma con anche nella domanda di lavoro orientata alle professioni green che sono il 17,5% delle assunzioni totali, quota quasi doppia rispetto al 9,9% del totale delle imprese.

Oggi a Parigi apre la 21° Conferenza di Parigi sul clima che prevede il negoziato per l’accordo sulle politiche di lotta ai cambiamenti climatici. Con la Conferenza di Parigi si presenta l’opportunità di un accordo universale per regolare le emissioni di gas ad effetto serra che la letteratura scientifica individua come una delle maggiori cause dell’aumento della temperatura del pianeta. Nel 2012 la temperatura media del Pianeta è salita di 0,89 °C rispetto alla media dell’intero precedente XX secolo e, nel periodo estivo, la temperatura media potrebbe salire da 1,3 °C a 5,3 °C per la fine di questo secolo. La premessa di un buon esito dei negoziati consiste nella presentazione – in fase di preparazione della conferenza – dei contributi nazionali alla riduzione delle emissioni da oltre 160 paesi che, insieme, producono il 93% delle emissioni globali; il precedente Protocollo di Kyoto del 1997 ha riguardato paesi che, ad oggi, determinano solo il 12% delle emissioni di gas serra globali. Il negoziato di questi giorni sarà impegnativo dato che questi contributi volontari non sono ancora sufficienti per raggiungere l’obiettivo concordato dai paesi e suggerito dalla scienza di limitare al 2100 l’aumento della temperatura entro i 2°C.

L’analisi dei dati sulle emissioni di gas serra che la COP21 presenta indica per l’Italia un livello di 8,2 tonnellate di CO2 per abitante, il 9,9% in meno del 9,1 della media Ue a 28; l’economia italiana segna un impatto ridotto del 27,4% rispetto alle 11,3 tonnellate di CO2 per abitante della Germania, il nostro principale competitor manifatturiero. Secondo le valutazioni di Eurostat in Italia il settore manifatturiero contribuisce per il 28% delle emissioni di gas serra, seguito dall’energia per il 25%, il domestico per il 22%, i trasporti per l’11,% e l’agricoltura per il 9%.

Le valutazioni del Ministero dell’Ambiente evidenziano che il nostro Paese ha già raggiunto l’obiettivo previsto dal Protocollo di Kyoto  (riduzione del 6,5% nel periodo 2008-2012) e che in relazione all’attuazione degli impegni per la riduzione al 2020 “le misure già adottate ci consentono, ad oggi, di cogliere il nostro obbiettivo europeo di riduzione delle emissioni del 20%.” Anche gli obiettivi definiti in ambito europeo sono ambiziosi e prevedono la riduzione entro il 2030 di almeno il 40% le emissioni rispetto al 1990, di elevare fino al 27% la produzione di energia da fonti rinnovabili e di  incrementare del 27% l’efficienza energetica.

Su questi fronti l’Italia ha già raggiunto risultati importanti. Secondo l’ultima comparazione internazionale disponibile, l’economia italiana ha una quota di energia da fonti rinnovabili pari al 16,7% del consumo lordo di energia, 1,7 punti sopra alla media dell’Ue a 28. Grazie allo sviluppo del fotovoltaico l’Italia è il primo paese nell’Ue per crescita della quota di energia da fonti rinnovabili tra il 2008 e il 2013, salita di 9,4 punti, più del doppio della media Ue a 28 e davanti a Danimarca con +8,6 punti, Bulgaria con +8,5 punti, Lettonia con +7,3 punti e Grecia con +7 punti. Questo risultato è stato reso possibile anche grazie all’attività delle imprese nei settori che ricomprendono l’installazione e la gestione di impianti da fonti rinnovabili che, secondo le nostre valutazioni, al II trimestre 2015 sono 100.418, operanti prevalentemente nell’impiantistica elettrica  e termoidraulica.

Nel Rapporto ‘Territori 2015′ i dati per regione e per provincia su consistenza e dinamica delle imprese della filiera delle Fonti di energia rinnovabile. Clicca qui per scaricarlo.

Le imprese italiane hanno migliorato l’efficienza energetica:  in dieci anni (2003-2013) il rapporto tra l’energia consumata e il valore aggiunto prodotto delle imprese  – manifatturiero, costruzioni e servizi al netto dei trasporti – si è ridotto del 18,8%, un ritmo maggiore di quello delle imprese tedesche (-10,7% nel periodo) e francesi (-17,2%).

Per quanto riguarda le emissioni del sistema produttivo il confronto internazionale basato sui dati di Eurostat – che comprendono le emissioni di anidride carbonica, protossido di azoto e  metano – evidenzia che il totale delle attività produttive in Italia genera emissioni per 246 tonnellate di CO2 equivalenti per milione di euro di valore aggiunto, inferiore del 22,2% rispetto alla media dell’Ue a 28 e che colloca l’Italia al 5° posto nella classifica dei Paesi virtuosi, davanti a Regno Unito (7° posto), Spagna (8°) e Germania (11°)  e dietro solo alla Francia (2°) che beneficia del minore impatto dato dalla produzione di energia con il nucleare.

Approfondendo l’analisi settoriale si osserva che in Italia i settori di micro e piccola impresa e le imprese artigiane mostrano una più contenuta intensità di emissioni e un minore impatto sul riscaldamento globale. Prendendo a riferimento i dati dei conti nazionali dell’Istat relativi alle emissioni atmosferiche di gas serra si osserva che nei settori manifatturieri di Micro e Piccole Imprese (MPI) – comparti in cui l’incidenza degli addetti nelle imprese fino a 50 addetti supera il 60% – si registra un’intensità di emissione di 1.374 tonnellate di CO2 equivalenti ogni 1.000 unità di lavoro (Ula), inferiore del 26,3% rispetto alla media del Manifatturiero pari a 1.864 tonnellate di CO2 equivalenti ogni 1.000 Ula, a fronte di una media degli altri settori del Manifatturiero dove l’intensità di emissione è pari a 2.387 CO2 equivalenti ogni 1.000 Ula. Nello specifico per le imprese artigiane di tutti i settori del Manifatturiero l’intensità di emissione scende a 1.310 tonnellate di CO2 equivalenti ogni 1.000 unità lavoro, inferiore del 29,7% rispetto alla media del totale delle imprese del Manifatturiero.

La vocazione alla sostenibilità ambientale come asset primario del ‘valore artigiano’ si conferma anche nella domanda di lavoro orientata alle professioni green. Nel 2015 nell’artigianato sono previste 16.100 assunzioni di green job – il 17,5% delle assunzioni totali, quota quasi doppia rispetto al 9,9% del totale delle imprese – e le professioni maggiormente richieste sono elettricisti energy saving (21,7% delle assunzioni green nell’artigianato), meccanici e montatori di macchinari a basso impatto ambientale (7,5%), installatori di infissi energy saving  e tecnici gestione cantieri edili green building (entrambe  con il 3,7%).

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