La Legge Monti-Fornero ha ulteriormente peggiorato le
condizioni previdenziali delle donne. La gigantesca operazione di cassa è stata
realizzata anche sulle spalle delle lavoratrici moltiplicando le iniquità e le
ingiustizie.
Per la UIL bisogna procedere a una concreta reintroduzione
della flessibilità di accesso alla pensione, in un range di età tra 63 e
70, per tutti e senza imporre dei
requisiti contributivi troppo stringenti che penalizzano gravemente le
lavoratrici, le quali solitamente hanno carriere lavorative più discontinue.
Bisogna abolire il comma 7, articolo 24, della Legge
214/2011 nel quale si prevede che il trattamento per accedere alla pensione
deve essere superiore a 1,5 volte l’assegno sociale; si deve rendere cumulabile
il riscatto per gli anni di studio con quello per il congedo parentale e si
devono eliminare i costi di ricongiunzione tra le diverse gestioni
previdenziali.
La UIL crede che si debba dare finalmente una risposta anche
ai quota 96 della scuola, consentendo loro di accedere alla pensione.
Parallelamente, è necessario avviare un percorso di
diffusione della previdenza complementare sviluppando una capillare diffusione
per sostenere il futuro previdenziale delle lavoratrici e dei lavoratori.
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