L’entrata in vigore delle nuove regole europee sulla
risoluzione delle crisi bancarie è una minaccia soprattutto per le obbligazioni
emesse dagli istituti di credito che ammontano a 217 miliardi di euro. E’
quanto segnala il Centro studi di Unimpresa, secondo cui i le emissioni di bond
bancari sono scese nell’ultimo anno, da settembre 2014 a settembre 2015, di
72,7 miliardi (-25,11%) passando da 289,6 miliardi a a 216,9 miliardi. Secondo
l’analisi dell’associazione, basata su dati della Banca d’Italia, si tratta di
un mercato già in forte contrazione: le obbligazioni degli istituti valevano
381,9 miliardi alla fine del 2012 e 352,4 miliardi alla fine del 2013. In quasi
tre anni si è registrata una diminuzione delle emissioni per 165,04 miliardi
(-43,21%).
Il nuovo impianto sui salvataggi delle banche prevede in
ultima istanza l’attivazione del bail in, vale a dire il contributo “interno”
al ripianamento delle perdite di titolari di azioni, obbligazioni e conti
correnti con saldo superiore a 100.000 euro. La novità più insidiosa è proprio
quella relativa alle eventuali perdite per i possessori di bond; gli azionisti
comprano capitale a rischio per definizione, mentre per quanto riguarda i
depositanti, il loro contributo è previsto solo in ipotesi più estreme. Diverso
il ragionamento per i bond, che verrebbero chiamati a dare un contributo, in
particolare con la conversione in azioni. Le obbligazioni bancarie sono uno
strumento fondamentale per la raccolta di denaro da parte degli istituti e
quindi per l’attività di prestiti sia alle famiglie sia alle imprese. Negli
ultimi anni, le operazioni di rifinanziamento a lungo termine da parte della
Banca centrale europea hanno ridotto, in quanto meno necessario, il ricorso
alle emissioni obbligazionarie da parte delle banche. In futuro, però, gli
istituti potrebbero aver bisogno di mezzi diversi di approvvigionamento
rispetto a quelli offerti in questi mesi dalla Bce. Tuttavia, il nuovo assetto
regolatorio sulle risoluzioni delle crisi creditizie potrebbe disincentivare
l’acquisto di questi strumenti da parte della clientela bancaria, facendo venir
meno un importante strumento di raccolta. Tutto ciò con conseguenze pericolose
sul versante dei finanziamenti.
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