Addio al frutteto italiano che
si è ridotto di un terzo (-33 per cento) negli ultimi quindici anni con la
scomparsa di oltre 140mila ettari di piante di mele, pere, pesche, arance,
albicocche e altri frutti, che rischiano di far perdere all’Italia il primato
europeo nella produzione di una delle componenti base della dieta mediterranea.
E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti in occasione della “Giornata Nazionale
degli Alberi” riconosciuta ai sensi dell’art. 1 della Legge n. 10 del
14/01/2013 che si festeggia il 21 novembre e quest’anno ha per tema “L’albero
padre del cibo: verso una alimentazione sostenibile”.
La superficie coltivata a frutta in
Italia è passata da 426mila ettari a 286mila, con un crollo netto del 33 per
cento in 15 anni, secondo le elaborazioni Coldiretti sui dati Istat sulle
coltivazioni legnose agrarie pubblicati nel 2015. A determinare la scomparsa
delle piante da frutto è stato il crollo dei prezzi pagati agli agricoltori che
non riescono piu’ a coprire neanche i costi di produzione. Il taglio maggiore -
sottolinea la Coldiretti - ha interessato i limoni, con la superficie dimezzata
(-50 per cento), seguiti dalle pere (-41 per cento), pesche e nettarine (-39
per cento), arance (-31 per cento), mele (-27 per cento), clementine e mandarini
(-18 per cento).
Complessivamente la superficie italiana investita ad ortofrutta supera appena
un milione di ettari, l’8% della superficie agricola utilizzata (Sau) a livello
nazionale e produce il 26 per cento della produzione agricola italiana (PLV).
La produzione ortofrutticola italiana oscilla mediamente attorno ai 23 milioni
di tonnellate, di cui il 46 per cento in volume di ortaggi in piena aria il 29
per cento di frutta, il 12 pe cento di agrumi, il 7 per cento di ortaggi in
serra, il 6 per cento di patate, lo 0,5 per cento di leguminose. Il
disboscamento delle campagne italiane è il risultato - spiega la Coldiretti -
di una vera invasione di frutta straniera con le importazioni che negli ultimi
15 anni sono aumentate del 37 per cento ed hanno quasi raggiunto i 2,1 miliardi
di chili ma anche di un progressiva riduzione dei consumi da parte delle
famiglie.
“Un trend drammatico che ha effetti pesanti sul piano economico e occupazionale per le imprese agricole, ma anche dal punto di vista ambientale e per la salute dei consumatori”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “occorre intervenire per promuovere i consumi sul mercato interno e per sostenere le esportazioni, che in quantità sono rimaste pressoché le stesse di quindici anni fa. Ci sono infatti segnali positivi di ripresa dell’economia che - sottolinea Moncalvo - non vanno sottovalutati, come l’inversione di tendenza nei consumi di frutta in Italia che non si registrava dall’inizio della crisi, mentre opportunità possono venire anche dall’estero per il tasso di cambio favorevole”. A preoccupare è il blocco delle esportazioni dei prodotti ortofrutticoli dell’UE verso la Russia a causa dell’embargo in vigore dal 7 agosto 2014 e recentemente prorogato al 6 agosto 2016, che porta a perdite dirette e indirette al settore ortofrutticolo nazionale. Serve - conclude la Coldiretti - anche rimuovere gli ostacoli strutturali che determinano uno svantaggio competitivo per le nostre imprese, con regole armonizzate sulle importazioni dall’estero dove spesso vengono utilizzati prodotti chimici vietati in Italia, controlli qualitativi piu’ stringenti anche sulla reale provenienza della frutta in vendita, senza dimenticare i costi aggiuntivi dovuti dall’arretratezza del sistema di trasporti.
“Un trend drammatico che ha effetti pesanti sul piano economico e occupazionale per le imprese agricole, ma anche dal punto di vista ambientale e per la salute dei consumatori”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “occorre intervenire per promuovere i consumi sul mercato interno e per sostenere le esportazioni, che in quantità sono rimaste pressoché le stesse di quindici anni fa. Ci sono infatti segnali positivi di ripresa dell’economia che - sottolinea Moncalvo - non vanno sottovalutati, come l’inversione di tendenza nei consumi di frutta in Italia che non si registrava dall’inizio della crisi, mentre opportunità possono venire anche dall’estero per il tasso di cambio favorevole”. A preoccupare è il blocco delle esportazioni dei prodotti ortofrutticoli dell’UE verso la Russia a causa dell’embargo in vigore dal 7 agosto 2014 e recentemente prorogato al 6 agosto 2016, che porta a perdite dirette e indirette al settore ortofrutticolo nazionale. Serve - conclude la Coldiretti - anche rimuovere gli ostacoli strutturali che determinano uno svantaggio competitivo per le nostre imprese, con regole armonizzate sulle importazioni dall’estero dove spesso vengono utilizzati prodotti chimici vietati in Italia, controlli qualitativi piu’ stringenti anche sulla reale provenienza della frutta in vendita, senza dimenticare i costi aggiuntivi dovuti dall’arretratezza del sistema di trasporti.
IL CROLLO DEL FRUTTETO ITALIA NEGLI
ULTIMI 15 ANNI
Mele
|
-27%
|
Pere
|
-41%
|
Pesche
|
-39%
|
Arance
|
-31%
|
Limoni
|
-50%
|
Clementine//mandarini
|
-18%
|
TOTALE
|
-33%
|
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