Il presidente di Confcommercio all'Unione Sarda: "molte
famiglie e molte imprese non hanno ancora toccato con mano la ripresa. Solo
riduzioni di tasse strutturali e non discriminatorie possono portare a un
miglioramento delle aspettative e a una crescita dei consumi".
Seicento dirigenti di Confcommercio si ritrovano in Sardegna
per la tradizionale Conferenza di sistema dell'organizzazione che anche
quest'anno si svolgerà a Chia (da ieri e fino a domani). Un incontro a cui il
presidente Carlo Sangalli tiene particolarmente. «Questo evento non so quanto
inciderà sul turismo locale ma certamente incide sul mio umore perché qui vengo
sempre molto volentieri», spiega Sangalli, «tra l'altro proprio a Cagliari,
lunedì 28, farà tappa il nostro roadshow sull'innovazione nelle imprese in
collaborazione con Facebook. E sarà una delle tappe più importanti visto che
avremo più di 1.300 imprenditori, soprattutto giovani».
La sua organizzazione ha certificato che la ripresa c'è: a
cosa è dovuta?
«Premetto che noi in marzo al nostro Forum di Cernobbio
avevamo indicato la possibilità di superare l'1% di crescita già da quest'anno.
Certamente la favorevole congiuntura internazionale, un costo del petrolio a
prezzo di "saldo" e il buon andamento delle esportazioni grazie al
dollaro forte stanno favorendo il riavvio dell'economia. Ma soprattutto, ci
sono alcuni importanti indicatori che confermano la ripresa, compreso l'aumento
dei consumi che a luglio sono cresciuti del 2,1% rispetto a un anno fa, la
fiducia di imprese e famiglie sui massimi livelli e la crescita di occupazione
e produzione industriale. Nonostante ciò, la prudenza è d'obbligo».
Perché?
«Molte famiglie e molte imprese non hanno ancora toccato con
mano la ripresa e quindi non ci possiamo ritenere soddisfatti, anche perché,
dal 2007 a oggi, la perdita di ricchezza degli italiani è stata molto grave.
Basti pensare che mediamente ogni italiano ha ridotto i consumi per 2.000 euro
circa. In secondo luogo, le imprese, soprattutto quelle del terziario, che
vivono prevalentemente di domanda interna, continuano a soffrire: nei primi sei
mesi di quest'anno hanno già chiuso oltre 50 mila tra negozi, ristoranti e
alberghi. Infine, ci sono molti territori che non mostrano ancora segnali di
ripartenza, mi riferisco al Mezzogiorno».
Gli 80 euro sono serviti per far crescere i consumi?
«Recenti analisi sostengono che chi li ha ricevuti li ha
spesi. Ma a nostro avviso è comunque mancato lo choc positivo sulla fiducia in
una permanente e diffusa riduzione di imposte, che avrebbe dovuto indurre tutte
le famiglie a spendere di più. Solo riduzioni di tasse strutturali e non
discriminatorie possono portare a un miglioramento delle aspettative e a una
crescita dei consumi con maggiore reddito disponibile».
Per questo chiede al Governo un calo immediato della
pressione fiscale?
«Chiediamo al Governo di prevedere la riduzione delle
aliquote Irpef già con questa legge di Stabilità. E le risorse per attuarla si
possono trovare tagliando la spesa pubblica improduttiva ed eliminando, con
interventi puntuali e mirati, sprechi e inefficienze che, solo a livello
locale, ammontano secondo le nostre stime a 23 miliardi di euro. Ma chiediamo
anche che, oltre all'annunciato "funerale" della Tasi, il Governo
preveda anche la totale deducibilità dell'Imu sugli immobili strumentali delle
imprese, compresi negozi e alberghi».
Restano pendenti anche le clausole di salvaguardia su Iva e
scelse?
«Una vera e propria "mina" da disinnescare che
vale 70 miliardi di tasse in più nel prossimo triennio e la cui attivazione
sarebbe un colpo di grazia ai consumi annullando, di fatto, ogni possibilità di
ripresa». Parliamo di turismo: è stato un anno boom? «Indubbiamente sì, con
incrementi degli arrivi turistici fino al 7% ad agosto. Si tratta di segni più che vanno letti, però, con la dovuta
attenzione. A trascinare gli incrementi, infatti, è stato innanzitutto il bel
tempo e la domanda domestica, ovvero gli italiani in Italia. Hanno influito
anche le difficoltà che stanno vivendo alcune mete turistiche del Sud del
Mediterraneo».
Come evitare che si tratti solo di un fuoco di paglia?
«Abbiamo sempre sostenuto che l'Italia è custode di una
tradizione dell'ospitalità fatta di eccellenze. Ciononostante, le nostre
imprese si muovono in un contesto "ambientale" sfavorevole. Se
dunque, dopo un'estate positiva, si passerà a considerare il turismo come un
vero e potente driver di ripresa dell'economia nazionale, allora si porranno le
basi per un consolidamento. E il primo banco di prova sarà proprio la legge di
stabilità, dove ci aspettiamo provvedimenti mirati e incentivi concreti».
Tutto il contrario, quindi, della tassa di soggiorno...
«L'imposta andrebbe abolita perché oggi finisce di fatto a
ripianare i bilanci di molti Comuni e non certo a finanziare servizi per il
turismo. Se non putò essere abolita, che sia almeno regolata con criteri
uniformi».
Come legare lo sviluppo del turismo alle produzioni tipiche
in mostra all'Expo?
«Speriamo e siamo convinti che l'Expo sia stato anche la
promozione del nostro sistema Italia e delle nostre eccellenze. Certamente le
imprese del commercio e del turismo, in particolare, beneficeranno di un
effetto di trascinamento positivo anche nei prossimi mesi».
-
Giuseppe Deiana, L'Unione Sarda del 25 settembre
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