A
un anno dalla sottoscrizione dell’accordo per lo sviluppo di un sistema
impiantabile basato sull’uso di interfacce neurali, i primi risultati sono
stati illustrati in un seminario a Roma. De Felice: “L’Istituto rafforza
ulteriormente il suo impegno sul fronte della ricerca di soluzioni
tecnologicamente avanzate”
ROMA
– George Lucas la immaginò nel 1980, nel secondo capitolo di “Guerre stellari”:
una protesi della mano con controllo neurale, capace di sostituire in tutto e
per tutto – sia dal punto di vista sensoriale che per le capacità di presa e di
manipolazione – una mano vera. Sono passati oltre 30 anni, la fantascienza è
diventata più semplicemente scienza (o, forse, “quasi” realtà) e un obiettivo
così ambizioso è una sfida che, in un futuro non troppo lontano, potrebbe
essere vinta. E proprio ai primi, positivi, risultati raggiunti a un anno dalla
sottoscrizione dell’accordo triennale di collaborazione per lo sviluppo di un
sistema impiantabile, ad alta tecnologia, basato sull’uso di interfacce neurali
è stato dedicato ieri, a Roma, l’importante seminario organizzato da Inail e
Università Campus Bio-Medico presso il Parlamentino della sede dell’Istituto di
via IV Novembre.
Ogni anno
tremila casi di malformazioni congenite o di amputazioni degli arti superiori.
Sono
oltre tremila, ogni anno, i casi di malformazioni congenite o di amputazioni
degli arti superiori. A tanti che sono costretti ad affrontare un problema così
grave è rivolto, dunque, questo progetto. Denominato PPR2 (acronimo di Progetto
Protesi n. 2), il suo obiettivo è lo studio di connettori neurali in grado di
rilevare il segnale neuro-elettrico per il controllo di protesi
tecnologicamente evolute: ovvero, di dispositivi in grado di restituire alla
persona amputata alcune forme di percezione “propriocettiva” – in questo caso
la possibilità di riconoscere la posizione della propria mano e del proprio
braccio nello spazio – e di feedback sensoriali, utili per il controllo della
protesi nella manipolazione degli oggetti. Altro obiettivo, non meno
essenziale, è cercare di influire positivamente sul dolore da arto fantasma, la
sindrome neurologica che fa percepire dolore nella parte mancante dell’arto
amputato.
I tre “tasselli”
del piano dell’Inail per la protesica di arto superiore.
Il
progetto avviato col Campus Bio-Medico è uno dei tre “tasselli” in cui si
articola il piano dell’Inail per la protesica di arto superiore, finalizzato
allo sviluppo di dispositivi innovativi e soluzioni avanzate per un effettivo
miglioramento della qualità di vita e di lavoro dei suoi assistiti. Nel piano
rientrano, così, anche le partnership avviate con l’Istituto italiano di tecnologia
(IIT) di Genova, per mettere a punto una mano robotica – il primo prototipo è
stato presentato lo scorso 16 aprile –, e con la Scuola Superiore Sant’Anna di
Pisa, per realizzare un prototipo di falange di un dito in grado di restituire
la sensibilità a chi lo indossa.
De Felice: “La
ricerca dell’Inail: grande modernità, ma cuore antico”.
“Grazie
alle collaborazioni con queste strutture di eccellenza l’’Inail ha potuto
promuovere un innovativo ‘sistema a rete’ della ricerca, la cui connotazione di
grande modernità ha, tuttavia, origini in un cuore antico – ha affermato il
presidente Massimo De Felice, aprendo i lavori del seminario – Al centro di
questa rete, infatti, si trova quello ‘stile’ e quella vocazione per l’arte
medica che, oltre 50 anni fa, Johannes Schmidl seppe dare al nostro Centro
Protesi di Vigorso di Budrio. Quella grande attenzione nei confronti della
tecnica artigianale e riabilitativa è rimasta identica: la stessa che, ieri
come oggi, vede i pazienti svolgere un ruolo fondamentale di sperimentatori e
partecipare a pieno titolo a quelli che possiamo definire ‘gruppi di progetto’.
Anche l’eccellenza del Campus Bio-Medico nell’ambito dell’innovazione
scientifica è destinata, dunque, a integrarsi efficacemente con l’esperienza
applicativa maturata dal Centro Protesi sul fronte della protesica e della
riabilitazione”.
Barela: “Saperi
e competenze diversi al servizio della società”.
Secondo
Felice Barela, presidente dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, “la logica
di rete perseguita dall’Inail è particolarmente in sintonia con l’approccio del
nostro ateneo, alla cui base vige il principio della “scienza per l’uomo”: la
volontà di spingere i confini della conoscenza sempre oltre – e di diffonderne
i risultati – non come sforzo intellettuale fine a se stesso, ma come attività
al servizio della società e degli altri”. Si tratta di un progetto
particolarmente emblematico e di valenza strategica – ha aggiunto Barela – “e
questo sia per la rilevanza dei partner che agiscono in sinergia, sia per il
coinvolgimento di competenze diverse – mediche, ingegneristiche, neurologiche,
ortopediche – sia, soprattutto, per la finalità straordinaria di apportare un
reale miglioramento nella qualità della vita di tante persone”.
Lucibello: “Un
network articolato di rehab technologies per esaltare le eccellenze italiane e
internazionali”.
Forte
soddisfazione è stata manifestata anche dal direttore generale dell’Inail,
Giuseppe Lucibello. “Con l’adozione di questo ‘sistema a rete’ l’Inail ha
voluto abbandonare logiche settoriali e potenzialmente dispersive delle
attività di ricerca, perseguendo partnership mirate con soggetti di assoluto
rilievo – ha dichiarato – Proprio per questo riteniamo che ci siano le
condizioni perché l’Istituto si faccia promotore di un progetto ancora più
ambizioso per la promozione di un network articolato di rehab technologies che
sappia raccogliere al proprio interno ed esaltare le più significative
eccellenze italiane e internazionali”. Lucibello ha ribadito, così,
l’entusiasmo dell’Inail per un progetto “dalla straordinaria vocazione sociale
e, insieme, la certezza di potere vincere una sfida che – con la collaborazione
del governo e delle istituzioni – potrà rappresentare un’occasione determinante
per tanti ricercatori e garantire anche importanti ricadute occupazionali per
l’intero Sistema Paese”.
Onetti Muda:
“L’università come soggetto vivo e integrato nel contesto sociale”. “Dal punto di
vista accademico questa partnership con l’Inail è estremamente significativa –
ha dichiarato il rettore dell’Università Campus Bio-Medico, Andrea Onetti Muda
– perché rappresenta un concreto passo avanti ai fini di un effettivo
trasferimento tecnologico da parte delle università verso il territorio: un
obiettivo prioritario per ogni ateneo che, ben lontano dall’essere una ‘torre
d’avorio’ isolata in se stessa, deve riuscire a qualificarsi come un soggetto
vivo e integrato nel contesto sociale. Questa collaborazione non si tradurrà,
inoltre, soltanto in un ausilio protesico al servizio del benessere di tanti,
ma rappresenterà anche didattica, informazione professionale e la promozione
concreta, a livello europeo, di un progetto interdisciplinare che potrà
coinvolgere pubblico e privato in attività di indiscutibili utilità e valore
nei confronti della collettività”.
Paura:
“Un’attività di ricerca che preserva sempre un’alta ispirazione sociale”.
A
moderare i lavori della prima tavola rotonda è stato Giovanni Paura, direttore
centrale Prestazioni sanitarie e reinserimento dell’Inail. “La volontà di fare
rete è stata un’intuizione felicissima dell’Istituto, in particolare per la
volontà di creare un polo multicentrico che, grazie alle sue partnership di
eccellenza, possa avere anche una forte vocazione internazionale – ha dichiarato
– In questo contesto trovano risalto, pertanto, le linee guida che qualificano
un’attività di ricerca che, come suo obiettivo primario, deve preservare sempre
un’alta ispirazione sociale. Si tratta di una ricerca, quindi, che intende la
collaborazione come mutuo scambio di know-how e conoscenze tecniche, che abbia
la finalità di migliorare la qualità di vita dei nostri assistiti, che sia
applicata e trasferibile e la cui vocazione assistenziale possa andare a
beneficio dell’intero sistema sanitario nazionale. E, infine, che contempli
anche la possibilità di un’attività di brevettazione i cui eventuali proventi
possano essere impiegati a favore del complesso delle attività dell’Istituto”.
Gli argomenti
discussi: dalle applicazioni cliniche allo stato di avanzamento di PPR2.
Dopo
l’analisi del progetto di ricerca da parte di Eugenio Guglielmelli, prorettore
alla Ricerca dell’Università Campus Bio-Medico, a illustrarne le applicazioni
cliniche sono stati Vincenzo Denaro, e Vincenzo Di Lazzaro, rispettivamente
responsabile Uoc di Ortopedia e traumatologia e responsabile Uoc di Neurologia
presso il Policlinico universitario Campus Bio-Medico. La seconda sessione del
seminario – moderata da Paolo Sormani, direttore generale Università Campus
Bio-Medico – è stata incentrata sullo stato di avanzamento del progetto PPR2.
Dopo gli interventi di Angelo Davalli e Simona Castellano, del Centro Protesi
Inail, e di Loredana Zollo e Silvia Sterzi, dell’Università Campus Bio-Medico,
le conclusioni della giornata di studio sono state affidate a Rinaldo
Sacchetti, direttore Ricerca e sperimentazione del Centro Protesi.
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