Servono maggiori garanzie a tutela della riservatezza delle
lavoratrici madri. Le chiede il Garante privacy nel parere [doc. web n.
4130998] espresso su uno schema di decreto interministeriale elaborato dal
Ministero del lavoro e delle politiche sociali che detta le modalità tecniche
per la predisposizione e l'invio all'INPS dei certificati medici di gravidanza,
interruzione della gravidanza e parto.
In base al Testo unico sulla maternità e paternità, questi
certificati devono essere inviati all'INPS direttamente dal medico del Servizio
Sanitario Nazionale, esclusivamente per via telematica, utilizzando il medesimo
sistema di trasmissione delle certificazioni di malattia.
Lo schema di decreto sottoposto all'Autorità, che ha già
recepito molte delle indicazioni fornite dall'Ufficio del Garante nel corso di
incontri avuti con le amministrazioni interessate, presenta, tuttavia, ancora
dei profili che devono essere ulteriormente perfezionati. Secondo l'Autorità lo
schema deve essere integrato prevedendo che l'invio telematico dei certificati,
come stabilito dalla normativa, non sia automatico, ma avvenga su richiesta
della lavoratrice per consentirle di potersi avvalere dei diritti che
l'ordinamento le riconosce (interruzione della gravidanza, non riconoscimento
del figlio, parto in anonimato). Occorre, infatti, scongiurare il rischio che
si instauri la prassi dell'invio automatico dei certificati senza verificare
che la donna sia una lavoratrice e che voglia avvalersi dei benefici erogati
dall'Inps. Nello schema inoltre, deve essere inserita una specifica
disposizione che preveda l'adozione di
idonee misure di sicurezza a protezione dei dati. Particolare attenzione poi,
deve essere, riservata ai dati che, in base alla normativa di settore o ai
principi del Codice privacy, possono
essere inclusi nei certificati. Nello schema vanno quindi evitate le diciture
che possono risultare generiche o ambigue, o che possono arrecare lesioni alla
riservatezza delle lavoratrici. L'Autorità ha chiesto, ad esempio, che sia
espunta dal certificato di interruzione di gravidanza l'informazione sulle
condizioni del feto al momento della nascita (vivo, morto), poiché ininfluente
(e quindi eccedente e non pertinente) ai fini della fruizione dei periodi di
assenza dal lavoro per malattia o degli eventuali benefici previdenziali o
assistenziali.
Ulteriori modifiche richieste dal Garante riguardano il
perfezionamento dello schema per evitare che il datore di lavoro venga a sapere
informazioni che non deve conoscere e l'individuazione, anche per categorie,
delle strutture sanitarie competenti all'invio dei certificati.
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