Nella
seconda indagine Esener sui rischi nuovi ed emergenti, promossa dall’Eu-Osha su
un campione complessivo di quasi 50mila imprese in 36 Stati del continente, il
nostro Paese si posiziona tra i primi cinque per la percentuale di aziende –
pari al 50% – che si sono attivate per affrontare il problema
ROMA
- L’Italia si posiziona tra i primi cinque Stati europei per la gestione dello
stress lavoro correlato e i piani di azione messi in campo per fronteggiarne i
rischi. A rivelarlo è la seconda indagine sui rischi nuovi ed emergenti
(Esener), promossa dall’Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro
(Eu-Osha) su un campione complessivo di 49.320 imprese con almeno cinque
dipendenti in 36 Paesi: i 28 dell’Ue più Albania, Islanda, Montenegro,
Repubblica di Macedonia, Serbia, Turchia, Norvegia e Svizzera.
Rotoli:
“Risultato frutto della sinergia tra istituzioni e parti sociali”. “I dati
positivi per l’Italia emersi dall’indagine europea Esener confermano una
crescente attenzione alle problematiche psicosociali sui luoghi di lavoro nel
nostro Paese – commenta Ester Rotoli, direttore centrale Prevenzione Inail e
manager del Focal Point Italia di Eu-Osha – Ma è importante sottolineare lo
sforzo comune di tutti gli attori istituzionali e regionali e delle parti
sociali nel raggiungimento degli obiettivi, nonché il contributo delle aziende,
in termini di impegno e motivazione del management, e di partecipazione dei
lavoratori”.
Il
tema al centro della campagna biennale dell’Agenzia di Bilbao. Lo stress lavoro
correlato e i rischi psicosociali, in particolare, sono al centro della
campagna biennale 2014-2015 dell’Agenzia di Bilbao. “La campagna attuale –
precisa Rotoli a questo proposito – ha rappresentato un volano per
sensibilizzare sull’argomento e diffondere informazioni e conoscenze utili alle
imprese. Le molteplici iniziative sul territorio, i numerosi esempi di buona
pratica raccolti dal Focal Point Italia e l’impegno dei partner nazionali a
promuovere la campagna, ne sono un significativa testimonianza”.
Più
che raddoppiato il dato del 2008. La seconda indagine Esener nel nostro Paese
ha raggiunto 2.254 aziende e la percentuale di quelle che hanno avviato
iniziative per affrontare il fenomeno dello stress lavoro correlato è risultata
essere pari quasi al 50%, rispetto alla media europea di poco superiore al 30%.
Il dato appare ancora più significativo se confrontato con quello della prima
indagine Esener del 2008, quando il nostro Paese si collocava al 16esimo posto
con una percentuale del 20%, leggermente al di sotto della media europea
calcolata su 31 Stati.
La
metodologia Inail un riferimento anche per altri Paesi. Questo miglioramento
conferma l’efficacia degli adeguamenti normativi proposti dal Testo unico in
materia di salute e sicurezza del 2008, delle azioni di coordinamento tra le
istituzioni e del contributo offerto dalla metodologia dell’Inail per la valutazione
e la gestione dello stress lavoro correlato, che insieme ad altri rischi
psicosociali si stima sia il motivo all’origine di più della metà dei giorni di
assenza per malattia. Sviluppata e validata dal Dipartimento di Medicina,
Epidemiologia, Igiene del Lavoro e Ambientale (Dimeila) dell’Istituto partendo
dai modelli europei, oggi questa metodologia risulta la più utilizzata in
Italia ed è stata presa come riferimento anche da altri Paesi, come Francia,
Giappone e Gran Bretagna.
In
un portale risorse e strumenti a sostegno delle aziende. Questa attività,
frutto del lavoro svolto in collaborazione con le Regioni e nell’ambito della
Commissione consultiva permanente per la salute e la sicurezza sul lavoro, ha
portato alla realizzazione di un portale di approfondimento che mette a
disposizione un manuale e, previa registrazione, una serie di risorse e
strumenti per supportare le imprese nella valutazione e gestione del rischio da
stress lavoro correlato, attraverso un percorso scientificamente corretto che
prevede il coinvolgimento coordinato, partecipato e integrato dei lavoratori e
delle figure della prevenzione presenti all’interno delle aziende.
La
valutazione dei rischi in più di nove imprese su 10. Nell’ultima indagine
Esener l’Italia spicca anche per il dato relativo alla regolarità della
valutazione dei rischi, che ha riguardato il 94% delle aziende del campione
nazionale – a fronte di una media del 76% nei 28 Paesi dell’Ue – e la pone al
primo posto, insieme alla Slovenia, a livello europeo. Nel complesso le ragioni
che hanno spinto la stragrande maggioranza delle imprese italiane ad affrontare
le problematiche legate alla salute e alla sicurezza sono state la volontà di
evitare sanzioni da parte degli ispettori del lavoro (96%), il rispetto delle
esigenze dei lavoratori e dei loro rappresentanti (93%) e il mantenimento della
reputazione aziendale (92%).
Ai
primi posti anche per formazione e Rls. Gli altri ambiti presi in
considerazione dall’indagine Esener in cui il nostro Paese registra percentuali
molto significative sono l’adozione di un documento che delinea responsabilità
e procedure per la salute e la sicurezza sul lavoro, disponibile nel 98% delle
imprese del campione nazionale, la formazione dei manager sulla prevenzione,
attuata nel 90% delle aziende, e la presenza dei rappresentanti dei lavoratori
per la sicurezza nell’87% delle imprese, che rappresenta la quota più elevata
registrata a livello europeo.
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