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giovedì 16 aprile 2015

Incidenti sul lavoro tra dramma e riabilitazione

Nell’ultima opera del regista Tommaso Santi, quattro uomini hanno raccontato davanti alla macchina da presa ricordi e testimonianze di vita per dare un volto a quei morti e feriti sul lavoro che, per qualche giorno, entrano nelle pagine dei quotidiani per poi sparire nel nulla.

Il documentario, “Dopo la battaglia”, da un lato, mostra chi l’infortunio sul lavoro lo ha subito, lo ha affrontato ed oggi – anche a distanza di tanti anni – cerca di conviverci, mentre, dall’altro, riporta i racconti con cui i liceali di un laboratorio teatrale di Prato hanno cercato di comprendere questa realtà a loro estranea.

Prodotto da Kove, Kulturificio 7, in collaborazione con Regione Toscana, Cgil Toscana e General video, il film  intreccia parole e storie per analizzare, in particolare, una dimensione spesso poco conosciuta e descritta dai mass media: ovvero, quello che succede nelle vite delle vittime – o in quelle delle loro famiglie – a seguito di un incidente.

La pellicola mette in luce quattro storie, quattro vite – quelle di Paolo Bruschi, Cristiano Ferrari, Michele Seliziato e Michele Secchiari – fin troppo comuni e, proprio per questo, tragicamente semplici nella loro “ordinaria” drammaticità. Storie di cui, purtroppo, troppo spesso ci si dimentica.

Per questa ragione, Santi ha voluto ridare volto e sentimenti a queste persone, soffermandosi, in particolare,  sul “dopo”, illustrando i sogni spezzati, la vita da ricostruire ed una riabilitazione prima di tutto psicologica e poi fisica.

Dai cantieri navali alle cave di marmo, ognuno dei quattro protagonisti è ritornato sul luogo dell’incidente per ricostruire l’attimo in cui è cambiata la propria vita e rivivere quel momento, in tutta la sua angoscia: dalla paura di morire alla consapevolezza di restare invalido, dal terrore di non essere più accettato dalla propria donna ad un generale sentimento di inadeguatezza e fragilità.

Il regista ha sottolineato l’esigenza per queste persone di ritornare a svolgere il proprio lavoro dopo l’infortunio  e di riprendere i contatti con i colleghi. Ovviamente c’è anche chi è stato costretto a cambiare lavoro, come Paolo o Michele, e si è dovuto reinventare con non poche difficoltà.

La scelta di non includere donne tra i protagonisti del documentario  non è casuale, dal momento che nessuna donna ha voluto raccontare la propria storia in video. Santi ha provato a spiegarne la ragione evidenziando la grande difficoltà da parte degli infortunati nell’accettarsi e nel farsi riprendere.

Gli studenti del liceo scientifico “Carlo Livi” di Prato, impegnati in un laboratorio teatrale sul tema del lavoro, hanno agito, invece, nella veste di narratori esterni, con il compito di snocciolare i dati statistici e farli fondere con storie concrete, così da dare vita ad un unico racconto.

Valerio Pollastrini

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