Il
maggior numero di infortuni (un caso su tre) si è verificato nel Nord-Est del
Paese, in particolare in Emilia Romagna (5.200) e Veneto (oltre 3.500), mentre
in Puglia e in Sicilia, che hanno il maggior numero di lavoratori e di aziende
e la più estesa superficie agricola utilizzata, gli infortuni risultano più
contenuti (2.700 e 2.200).
Per
gli uomini, la classe di età più coinvolta negli infortuni è quella compresa tra
i 35 ed i 49 anni (34,5%), mentre per le donne è quella tra i 50 ed i 64 anni (44,8%).
La
componente straniera, invece, è pari a circa il 12% del totale, cui concorrono
soprattutto, tra i lavoratori di origine europea, i romeni (3,3%) e gli
albanesi (1,5%) e, tra i non europei, quelli provenienti dai Paesi africani
(2,6%) ed asiatici (2,4%).
Le
lavorazioni più rischiose sono legate alla coltivazione del terreno, sia per la
forte componente di opera manuale che per i mezzi meccanici comunque
utilizzati. A prevalere sono le cadute (un terzo dei casi), soprattutto da
strutture edili e superfici, e la perdita di controllo (un quarto dei casi) di
utensili, materiali, veicoli terrestri, macchine e attrezzature portatili.
Tra
le malattie professionali, invece, l’86% dei casi riguarda il sistema
osteo-articolare e dei muscoli, l’8,3% quello nervoso e degli organi di senso e
il 2,4% l’apparato respiratorio.
L’analisi
in commento ha approfondito, inoltre, i pericoli legati alla radiazione solare
ultravioletta (cancerogeno di gruppo 1), che possono provocare una serie conseguenze
per la salute di chi lavora all’aperto, con effetti sia nel breve che nel lungo
termine.
Anni
di sovraesposizione senza idonee protezioni, infatti, possono causare gravi
danni alla pelle, che vanno da un prematuro invecchiamento ad un aumentato
rischio di insorgenza del cancro, così come problemi significativi agli occhi.
I
raggi ultravioletti UVA e UVB possono penetrare nella pelle anche nei giorni in
cui il cielo è coperto, visto che le nuvole non sono in grado di trattenerli. Di
qui la necessità di utilizzare sempre adeguati prodotti antisolari, che
dovrebbero essere applicati almeno 20 minuti prima dell’esposizione al sole –
con particolare attenzione a volto, cuoio capelluto, orecchie, labbra, collo e
dorso delle mani – ed applicati nuovamente dopo due-tre ore, soprattutto in
caso di attività che comportano grande sudorazione.
Vanno
inoltre indossati indumenti composti da tessuti a trama fitta in
cotone/poliestere o, per i soggetti più fotosensibili con storie di cancro
della pelle, capi con filtri antiUV, cappelli a larga tesa e occhiali da sole
con protezione UV, tenendo in considerazione anche l’eventuale assunzione di
farmaci che aumentano la sensibilità alla luce solare, come alcuni diuretici, antibiotici
e antinfiammatori.
Per
una prevenzione efficace, inoltre, ogni lavoratore dovrebbe effettuare un
autoesame della pelle, per evidenziare precocemente eventuali anomalie, e
privilegiare le mansioni lavorative all’interno o all’ombra nelle ore a maggiore
esposizione.
Valerio
Pollastrini
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