Il
volume, curato dal dipartimento di Medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e
ambientale - settore Ricerca Inail – riporta, nello specifico, alcuni testi pubblicati sulle principali riviste
scientifiche internazionali di oncologia, epidemiologia e medicina del lavoro
sottoposte a procedure di peer review.
Uno
dei temi approfonditi è dedicato ai settori di attività economica coinvolti
nell’esposizione all’amianto. Oltre a quelli già noti della cantieristica
navale e della lavorazione di manufatti in cemento, i settori implicati per la presenza di amianto
nei cicli produttivi o in ambienti di lavoro sono risultati numerosissimi e, mentre
negli anni più recenti la quota di
soggetti esposti nei settori più conosciuti è in diminuzione, sembra essere in
corso una frammentazione dei settori coinvolti con l’emersione di ambiti di
attività via via meno noti e per i quali vi sono minori informazioni nella
letteratura scientifica.
Il
registro ha poi ricostruito la quantità di amianto consumata pro capite in
Italia, dimostrando che nel nostro Paese i consumi rimangono molto elevati fino al
bando del ’92, mentre numerosi Stati industrializzati hanno smesso di consumare
il materiale nocivo intorno agli anni ’80.
L’associazione
diretta tra le quantità consumate e la successiva insorgenza di malattie
amianto-correlate è stata dimostrata dalla letteratura scientifica, la quale ha accertato l’esistenza di una relazione
statistico-epidemiologica molto solida tra la curva dei consumi di amianto e la
curva dell’incidenza di mesoteliomi a distanza di circa 30-40 anni.
Uno
degli articoli riguarda, invece, l’esposizione non professionale. Al riguardo,
il ReNaM ha ripetutamente mostrato come tra l’8% ed il 10% dei casi di mesotelioma
definiti è dovuto ad una esposizione di tipo ambientale, dovuta, principalmente, alla residenza nei
pressi dei siti contaminati, o familiare, ovvero dovuta alla convivenza con
soggetti esposti significativamente.
Ricercando
attivamente tutti i casi registrati sul territorio nazionale, prescindendo da
ogni caratteristica professionale, il Registro costituisce, pertanto, un valore
aggiunto da un punto di vista conoscitivo, atteso che i dati si riferiscono
all’intera popolazione e non solo alla platea degli assicurati.
Il
volume riporta, infine, un’analisi delle concordanza fra i dati di incidenza
rilevati dalle reti locali del ReNaM e quelli dell’Associazione italiana dei
registri tumori, almeno nei territori dove insistono entrambi i sistemi.
Tuttavia, i registri tumori non sono presenti in tutte le regioni italiane, circostanza,
questa, che pone in evidenza il tema
della necessità di uno scambio di informazioni più strutturato e sistematico.
Valerio
Pollastrini
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