Il
processo di riforma del mercato del lavoro sembra non subire soste, anche se le
modalità di rinnovamento risultano, a volte, del tutto incoerenti.
A
meno di un anno dall’entrata in vigore del c.d. “Decreto Poletti”, già si
annuncia, infatti, un primo restyling delle discipline dei contratti a termine
e dell’apprendistato.
Per
quanto riguarda i primi, sarebbe attualmente al vaglio del legislatore la
possibilità di ridurre da 36 a 24 mesi la durata massima dei rapporti, mentre
non si esclude l’ipotesi di ritoccare il numero delle proroghe da 5 a 3.
Sul
fronte dell’apprendistato, si parla, invece, di una ulteriore semplificazione
della disciplina, nella speranza che detto istituto possa finalmente trovare appeal
presso le aziende italiane, attesa la persistente farraginosità della normativa
di riferimento che, fino ad oggi, ne ha penalizzato l’utilizzo.
In
questi giorni, il Governo è impegnato nella definizione del decreto legislativo
con il quale, in applicazione della legge delega sul Jobs Act, si procederà ad
un riordino delle varie tipologie
contrattuali.
Il
nuovo decreto dovrebbe giungere in Consiglio dei Ministri il prossimo 20
febbraio, insieme al provvedimento sul
riassetto della cassa integrazione, con il quale, in sostanza, verranno ridefiniti
gli ammortizzatori sociali previsti in costanza di rapporto.
Il
quella occasione il Governo sarà chiamato, inoltre, a dare il via libera definitivo ai primi due decreti
attuativi del Jobs Act, quello sul contratto a tutele crescenti e quello sulla “Naspi”,
la nuova indennità di disoccupazione.
In
particolare, per quanto riguarda i primi due decreti attuativi, i pareri non
vincolanti delle Commissioni Lavoro di Camera e Senato dovrebbero essere
formulati entro la prossima settimana. Sul punto, si segnala che la Commissione
della Camera insisterà, contro il parere dell’Esecutivo, per cancellare
l’estensione della nuova disciplina dell’articolo 18 ai licenziamenti
collettivi.
Valerio
Pollastrini
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