Nel
caso di specie, il proprietario di un supermercato aveva installato le telecamere
dopo aver rilevato alcuni ammanchi e le
riprese avevano mostrato una lavoratrice
intenta a prelevare indebitamente somme dalla cassa.
Nell’adire
la Cassazione, la donna aveva eccepito l’inutilizzabilità delle riprese per
violazione delle norme dello Statuto dei Lavoratori sul divieto dei controlli a
distanza dell’attività dei dipendenti.
Investita
della questione, la Suprema Corte ha ribadito
la pacifica utilizzabilità nel
processo penale delle videoriprese effettuate con telecamere nascoste installate
per finalità analoghe a quelle della vicenda in commento, quand’anche l’imputato
sia un
lavoratore subordinato.
Sul
punto, gli ermellini hanno precisato che le norme dello Statuto a presidio
della riservatezza dei dipendenti non vietano i cosiddetti controlli difensivi
del patrimonio aziendale messo a rischio da possibili comportamenti infedeli
dei lavoratori.
Valerio
Pollastrini
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